La ventata di ardente follia sulla politica italiana
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La ventata di ardente follia sulla politica italiana

Renzi arriva al governo e Letta se ne va in soffitta. Il sindaco ha costruito la sua ascesa sulla velocità, ma sembra aver tradito le sue premesse. [Flavio Fusi]

La ventata di ardente follia sulla politica italiana
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18 Febbraio 2014 - 11.33


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di Flavio Fusi

Dice: scrivi un pezzo lucido su Matteo Renzi a Palazzo Chigi. Lucido? Impresa proibitiva, mentre una ventata di ardente follia sembra investire tutti i protagonisti e i comprimari della vicenda politica italiana. L’ultimo dei “fulminati” è il buon [url”Fabrizio Barca”]http://www.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=54733&typeb=0[/url], che al cellulare si è sfogato con l’amico Niki Vendola. Solo che ad accogliere la torrenziale confessione dell’ex ministro non c’era il governatore della Puglia, ma uno sputtanatore radiofonico professionista armato di registratore.

Mancava proprio, lo scherzo telefonico, dopo la gioiosa irruzione di [url”Vladimir Luxuria”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=54693&typeb=0&Vladimir-Luxuria-arrestata-e-rilasciata-a-Sochi[/url] alle Olimpiadi di Sochi, e la torva minaccia di [url”Beppe Grillo al festival di Sanremo”]http://www.globalist.it/?CategoryID=106&Session=ZYIYYOOUVV[/url].

Anche a destra, la follia è penetrata nell’accampamento degli Achei, dove Berlusconi e Alfano si prendono a male parole come nemmeno Agamennone e Achille davanti alle porte Scee. Utile idiota, stampella della sinistra, traditore: sembra di essere precipitati ai tempi della Terza internazionale comunista.
Tutto fa spettacolo, e a volte brutto spettacolo, nella commedia politica all’italiana.

Prendete Matteo Renzi: il sindaco di Firenze ha costruito la sua folgorante ascesa sulla velocità, e ora tutti i commentatori si chiedono allarmati: perché non corre di più, perché non ha ancora tirato fuori la lista dei ministri? Perché le riforme non sono ancora pronte? Perché, perché, perché.

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L’impressione è che la volpe sia entrata nel pollaio e che sia ancora confusa e paralizzata in mezzo allo schiamazzo e al fuggi fuggi generale. Ipotesi benevola: il segretario Pd ha smentito se stesso e ha messo i piedi nel piatto quando si è reso conto che il parlamento (la “palude”) si preparava a imbalsamare anche il suo disegno di riforma elettorale. Ipotesi malevola: la “smodata ambizione” ha forzato l’uomo a tradire le sue promesse, i suoi riluttanti compagni di partito, e a pugnalare il “dioscuro” Letta, a cui era legato da un patto d’onore.

Intanto, un altro governo se ne va in soffitta. Se il nuovo premier scommette sulla “velocità”, il vecchio premier ha scommesso e perso sulla “lentezza”. Enrico “la Sfinge” Letta ha speso dieci inutili mesi cercando di salvare le preziose statuine del suo presepio di Capodimonte. Uno dopo l’altro: Alfano, Bonino, Cancellieri, Saccomanni, Zanonato, De Girolamo. Ne valeva la pena? Tra breve, di quelle eccelse “risorse della Repubblica” non ricorderemo nemmeno i nomi. “Grand Hotel, gente che viene, gente che va…”.

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Una vena di tristezza attraversa infine la spietata tenzone politica. Raccontano le cronache che una pattuglia di militanti della sezione Pd di Testaccio si è presentata davanti all’abitazione privata dell’ex premier per una mesta cerimonia di ringraziamento. Ringraziamento “de che?” (direbbero, appunto, i romani di Testaccio).

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