Il Pd vince col botto, il difficile viene adesso
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Il Pd vince col botto, il difficile viene adesso

Il grande risultato di Renzi è una vittoria con vista sul brodo primordiale in cui è ridotto il panorama politico del nostro Paese. [Flavio Fusi]

Il Pd vince col botto, il difficile viene adesso
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26 Maggio 2014 - 19.31


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di Flavio Fusi

Andare a letto a mezzanotte con il 38 per cento (wow!) e svegliarsi la mattina con il 41 per cento (wow, wow!) stampato sulla maglietta. Sogno o son desto? A ben altri risvegli ci aveva abituato questa sinistra neghittosa e tremula che abbiamo mangiato a pranzo e a cena per quaranta anni. Come dire: passare in un colpo solo dal “pane e cicoria” dell’antico Rutelli, a un sontuoso pranzo di Babette.

Eppure, eppure: il botto del Pd di Renzi è una vittoria con vista sul brodo primordiale in cui è ridotto il panorama politico del nostro Paese. Se in Europa i “dissesti climatici” dell’ultimo quinquennio hanno avviato la scomparsa degli antichi, rassicuranti, dinosauri, in Italia siamo ancora più indietro: davanti a noi si stende un oceano caldo in cui nuotano poche e avventurose molecole organiche.

Quella di Grillo appare ormai una molecola “regressiva”. In poche ore, il grande puffo ha dimenticato Hitler e Berlinguer, e più modestamente se la prende con i pensionati. Perfetto per la farsa, il vecchio attore si trova un po’ in difficoltà con il dramma. “Vinceremo poi” è uno slogan ottimo per il futuro remoto. In attesa che tutti i pensionati traditori siano passati a miglior vita, bisognerà trovare qualche passatempo produttivo per la falange dei deputati eletti ieri al Parlamento italiano e oggi a Strasburgo. Per questi ultimi, un sommesso consiglio: lavorate bene, e prendetevi tutta l’indennità che spetta agli euro-parlamentari. Trasferte, alberghi e lezioni di lingua costano assai.

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I dignitari della destra non si sono ancora resi conto dello scossone, troppo intenti a spolpare la residua eredità dell’ex- cavaliere. Quando anche l’ultimo ossicino (politico, si intende) sarà rosicchiato, forse si guarderanno intorno e capiranno in quale deserto sono accampati. Un vero partito di destra in Italia non c’è mai stato. Nel ventesimo secolo la destra italiana è passata dall’ ubriacatura mussoliniana, al dormiveglia post-prandiale democristiano, alle caldane del ventennio di Berlusconi. Nel nostro brodo primordiale, i lontani eredi di Crispi e di Facta dovranno sviluppare le branchie per respirare in acqua, e piccole zampette per lasciare l’oceano e camminare sulla terra ferma.

Ma anche il nostro antico, amato, tenero Pd è stato trascinato al 24 maggio 2014 come un mulo testardo all’abbeveratoio. Proprio non ci voleva andare, e per lungo tempo si è massacrato sull’interrogativo capitale: ma questo Renzi è o non è di sinistra? Ai pensosi compagni di tante battaglie e di altrettante disfatte ci permettiamo di ricordare la saggia metafora di Mao Zedong: “non importa che il gatto sia nero o rosso. Importa che mangi il topo…”.

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E non c’è dubbio che il giovane Renzi (l’ebetino) questa volta abbia mangiato un topo bello grosso. Il difficile viene ora. Il nostro brodo primordiale è un oceano in piena tempesta, e l’Europa è attraversata da bande di velociraptor assetati di sangue. Del resto, la nostra storia recente è piena di leader illuminati che si sono persi il biglietto vincente della lotteria. Dal remoto Mariotto Segni, al post-fascista Gianfranco Fini, dall’algido Monti al ruspante Bersani (quello della “ditta”). Vedremo. Abbiamo tempo, ma non troppo. Intanto ci facciamo di nuovo consolare dal vecchio Mao, quello della lunga marcia: “grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente…”.

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