di Cla. Bel.
“Non vogliamo esponenti politici”. Alcune persone accolgono così Paola Taverna, senatrice M5S. Lei si difende “non sono venuta qui per fare la passerella politica, quando si spengono i riflettori qui ve si dimenticano”.
Allora arriva la domanda “Non sei un esponente politico? Non sei il Movimento Cinque Stelle? E che sei? ‘A Caritas?”.
Taverna replica: “Non te puoi permette de chiamamme politico. Io so’ Paola, al Quarticciolo ce vivo”. Ma la frase non viene raccolta. Anzi, viene rispedita al mittente: “Di quello che ci fai coi 3mila euro che campi dieci persone non ce ne frega niente”.
La senatrice, nella sua visita a Tor Sapienza, incontra anche altre persone, con cui riesce dialogare e confrontarsi: “La gente deve mettere in luce l’abbandono dello Stato durato trent’anni. Le periferie di Roma sono abbandonate. Non c’è un intervento strutturale, cadono i palazzi. Qui l’unica cosa che fanno è dislocare i problemi dalle spalle loro e fregarsene. Poi quando ti ribelli, sei razzista. Qui nessuno è razzista, con gli extracomunitari ci conviviamo. E gli aiutiamo”.
Certo, quel “che sei? ‘A Caritas?” brucia. Così Taverna affida a Facebook il proprio sfogo.
“Se dovessi andare in giro a ricevere applausi manovrati dalla claque e stringere le mani a controfigure mi chiamerei Renzi, invece mi chiamo Paola Taverna e capisco la rabbia delle persone che ho incontrato oggi, non la cavalco e non vado a fare campagna elettorale. Me ne frego se dopo due ore che ho parlato con decine di persone, tutto quello che passerà sui giornali saranno due controfigure che mi contestano. Ho mani libere e coscienza pulita – va avanti – tanto da sapere di non avere responsabilità se oggi le periferie sono abbandonate a se stesse. Sono entrata in quei palazzi proprio per questo, ma il sistema tanto perfetto ha fatto si che oggi nella stessa periferia che mi ha visto crescere io venga percepita come una politica. Quando si spegneranno i riflettori, quando qualche comitato avrà garantito il nome di pochi nella prossima lista, quando Tor Sapienza verrà dimenticata, come Quarticciolo, come Tor Pignattara, avrò modo di incontrare chi ha veramente voglia di cambiare questo Paese. Se credono che chi era lì per garantire l’incontro con Marino possa scoraggiarmi dal mio sogno di cambiare questo sistema vuol dire che non ci conoscono ancora – conclude – tempo al tempo. I mille giorni di Renzi sveleranno tante cose. Cittadini con l’elmetto dentro le istituzioni altro che politici”.
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