Ex assessore al demanio del Lazio e coordinatore alla Leopolda per il Pd, Marco Di Stefano è indagato dalla procura di Roma per corruzione: secondo i pm romani Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palaia infatti, ci sarebbero alcuni conti in Svizzera direttamente riconducibili a lui, conti sui quali sarebbero transitati anche 1,8 milioni di euro, si ipotizza, pagati dai costruttori Antonio e Daniele Pulcini a Di Stefano venissero scelti come nuova sede di Lazio Service, un partecipata della Regione al 100 per cento, i loro palazzi all’Eur. I pm stanno analizzando anche altri tre appalti sospetti, che portano la firma di Di Stefano in qualità di assessore.
Intanto nei giorni scorsi, le autorità svizzere hanno risposto ad una rogatoria internazionale inviata dai magistrati romani. Si scopre infatti che a Ginevra esisteva un conto Ubs non intestato direttamente al deputato, ma sul quale Di Stefano aveva accesso. I pm di Piazzale Clodio sono certi che sia riconducibile a lui. A parlare di mazzette da centinaia di migliaia di euro e dei retroscena su quegli appalti è stato Bruno Guagnelli, fratello del braccio destro di Di Stefano, Alfredo, misteriosamente scomparso 4 anni fa. Sulla vicenda si susseguono dichiarazioni che al momento non hanno ancora trovato riscontro, ma entro breve potrebbe esserci la richiesta di rinvio a giudizio e l’inizio del processo. Il Pd, per ora, tace.
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