Orfini contro il prefetto Pecoraro: “Rilascia più interviste di Salvini”
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Orfini contro il prefetto Pecoraro: “Rilascia più interviste di Salvini”

Il neo commissario del Pd romano attacca proprio chi in questo momento segue da vicino la perquisizione di Roma Capitale.

Orfini contro il prefetto Pecoraro: “Rilascia più interviste di Salvini”
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17 Dicembre 2014 - 16.09


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di Stefano Marzetti

“Fa più interviste e dichiarazioni di Salvini”. Se non è una bordata, poco ci manca. Matteo Orfini, neo commissario di quel Partito democratico romano travolto dagli eventi di Mafia Capitale, si schiera contro il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro e lo paragona all’onnipresente (sui media) segretario della Lega Nord. Curioso è che l’attacco sia rivolto proprio alla personalità che in questo momento – e per tanti giorni ancora – sta seguendo quella che, in sostanza, è una perquisizione degli uffici ‘sensibili’ di Roma Capitale. Dal Campidoglio ai suoi vari dislocamenti, in cerca di documenti che possano provare eventuali infiltrazioni dell’organizzazione criminale capeggiata dal presunto boss Massimo Carminati, nell’Amministrazione comunale.

Stamattina Pecoraro è stato intervistato nel corso del Giornale Radio Rai – come riportato anche dall’Huffington Post – dove ha annunciato che i primi risultati dell’indagine al Comune di Roma giungeranno già nei prossimi due mesi e ha messo in guardia: “Sono preoccupato non tanto per il fatto in sé, quanto per le conseguenze che ci possono essere? Può venir fuori che ci sia la necessità di uno scioglimento e questo ovviamente non è una cosa che desideriamo – ha precisato il prefetto – L’altro aspetto è che forse alcune norme fatte alcuni anni fa determinano oggi delle situazioni che portano alla corruzione. Non c’è una selezione del personale, non c’è una selezione dei dirigenti e questo può comportare che si possano ripetere questi fatti”.

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Difficile considerare opportuna l’uscita di Orfini, di norma politico accorto e diplomatico, tanto più che i riferimenti di Pecoraro sono evidentemente per l’avanti Marino che per il presente. Non si può pretendere che vi sia simpatia fra i due, ma da questo a punzecchiare Pecoraro ce ne passa. Perché il prefetto è tra coloro che dovranno collaborare con Ignazio Marino, il sindaco che a dispetto della drammatica situazione in cui si trova il suo Governo, non ha ritenuto opportuno rassegnare le dimissioni. Per sua scelta, ma soprattutto perché costretto a seguire i dettami del Pd nazionale. Il partito di maggioranza che dallo scioglimento del Comune di Roma riceverebbe un danno d’immagine non solo entro i confini italiani, ma a livello internazionale.

Già è noto lo spinoso rapporto tra Marino e il prefetto. Che è cominciato da prima che scoppiasse la bomba criminalità, ma che prosegue anche in questa atmosfera inquinata. Di recente il primo cittadino ha ritenuto appropriato inviare un messaggio piccato a Pecoraro, riguardo all’incontro di quest’ultimo con Salvatore Buzzi, ritenuto dagli inquirenti il braccio imprenditoriale di Mafia Capitale. “Potevo non sapere?”, ha domandato retoricamente Marino con riferimento alle presunte connivenze di suoi stretti collaboratori (leggi assessore Daniele Ozzimo, indagato e dimesso e presidente del Consiglio comunale Mirko Coratti, indagato e dimesso).

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“Se il prefetto, che ha a disposizione polizia, carabinieri guardia di finanza non sapeva chi fosse, come faceva a saperlo il sindaco?”, ha domandato ancora Marino. “Un sindaco che tra l’altro non ha ricevuto nessuna di queste persone”. Scaramucce che in tempi ordinari lascerebbero strascichi irrisori ma che oggi rimbombano come spari in una grotta. E adesso ci si mette anche Orfini.

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