Probabilmente ricordo male, ma a mia memoria saranno 15 anni che un governo non mette mano alla finanziaria (ora legge di stabilità) per promuovere progetti di innovazione e ricerca che non rientrassero in quelli già previsti con il finanziamento ordinario degli Enti di Ricerca. In quel caso i fondi erano destinati a sostenere il progetto europeo di navigazione satellitare, Galileo e il programma nazionale di osservazione della Terra, Cosmo SkyMed.
La legge di stabilità votata ieri in via definitiva alla Camera contiene invece almeno tre sorprese che invertono una tendenza negativa che ha fortemente penalizzato il mondo della ricerca e coloro che vi lavorano in questi anni. A beneficiare di questo, seppur lieve, cambio di direzione sono stati l’Agenzia Spaziale Italiana, l’Istituto Italiano di Tecnologia e l’Istituto Nazionale di Astrofisica, ovviamente volendo soffermarsi solo sugli enti di ricerca.
L’Agenzia Spaziale Italiana beneficerà di trenta milioni di euro per tre anni, destinati alla seconda generazione del programma Cosmo – SkyMed. Un probabile sospiro di sollievo per l’ente spaziale nazionale il cui bilancio è praticamente tutto impegnato in Europa, nei programmi dell’Agenzia Spaziale Europea. Con questo finanziamento dedicato e un incremento del budget annuale ci si augura possa tornare ad investire anche per programmi nazionali, bilaterali, multilaterali.
Tre milioni di euro in più quale dotazione annua per l’Istituto Italiano di Tecnologia, utili a promuovere lo sviluppo tecnologico del paese e l’alta formazione tecnologica.
Infine 30 milioni in tre anni per l’Istituto Nazionale di Astrofisica al fine di sostenere le ricerche e lo sviluppo di partenariati con imprese di alta tecnologia su progetti internazionali per lo sviluppo e la realizzazione di strumenti altamente innovativi nel campo della radioastronomia (SKA – Square Kilometre Array) e dell’astronomia a raggi gamma (CTA – Cherenkov Telescope Array).
Il paradosso è che queste misure e altre sono state definite nei giorni scorsi nei “pastoni” di commento politico sull’iter della legge di stabilità, una pioggia di prebende a favore di localismi. Insomma, il tipico frutto dell’assalto alla diligenza. E’ chiaro che quanti l’hanno scritto non si sono posti il problema di approfondire, chiedersi cosa fossero i programmi CTA e SKA, cosa fosse l’INAF, hanno buttato tutto dentro gridando allo sperpero. Vanificando (ma speriamo di no, il tempo è clemente) un segnale che mancava da tempo, troppo tempo. Un segnale che porta a sperare che le parole ricerca e innovazione non restino solo negli inascoltati appelli del capo dello Stato o nei vuoti studi dei talk-show politici al termine delle campagne elettorali.
Argomenti: matteo renzi