“Tutta colpa di Facebook, aderivo alle idee del gruppo, applaudivo e apprezzavo i commenti, ma non mi sono mai reso conto della pericolosità del gruppo, è stata una mia dabbenaggine”. In aula davanti al gip, Nicola Montanaro, si è difeso così Emanuele Pandolfina, uno degli arrestati nel blitz contro i neofascisti di Avanguardia Ordinovista. Come ha riferito il legale di Pandolfina, Antonio De Blasio “il mio assistito non si è reso conto fino in fondo di cosa stava accadendo, non è un violento, anzi ha anche detto di avere cura degli animali e di accogliere gatti per strada al giudice ha detto che se avesse letto l’ordinanza e le intercettazioni mai e poi mai sarebbe entrato nel gruppo”. Pandolfina entra però nell’inchiesta come possibile basista per un furto di armi a un collezionista, ma il legale ha raccontato che “c’era questa ipotesi, ma lui non sapeva assolutamente che cosa ci avrebbero dovuto fare e non se l’è neanche chiesto: io lo conosco bene, ha piccoli precedenti, ma non ha mai fatto atti di violenza”. Al termine dell’udienza l’avvocato De Blasio ha chiesto per il suo assistito la trasformazione degli arresti in carcere ai domiciliari.
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