di Claudia Sarritzu
A Davos l’Italia festeggia. Peccato che in patria non abbiamo capito cosa ci sia davvero da festeggiare. Al World Economic Forum il nostro Paese ha deciso di non badare a spese organizzando un galà stratosferico: prosciutto e parmigiano, pasta, branzino, carni e prosecco e tanto altro ancora per un evento che ha dato da mangiare a circa 2.500 tra imprenditori, manager multinazionali, ministri e primi ministri di tutto il pianeta, accademici, e udite udite, anche un selezionato gruppo di leader sindacali e religiosi, che dovrebbero partecipare più assiduamente ad altri pranzi, tipo quelli della Caritas, per capire in quali condizioni versa realmente la popolazione.
Ma cerchiamo di chiarire quanto ci è costato tutto questo ben di Dio, visto che a pagare siamo stati noi (L’ICE infatti è l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, ossia un ente pubblico che spende risorse pubbliche): stando ad alcune stime attendibili, tra costi diretti e indiretti, la spesa si aggira sui 200 euro a coperto che in totale fanno 500 mila euro di pietanze, vini, nonché i costi di organizzazione e servizio.
Per la prima volta, l’Italia non aveva mai partecipato al World Economic Forum in questa veste, ha deciso di lanciare un messaggio forte e chiaro: sfatiamo i luoghi comuni il made in italy non è solo moda design e cibo, lo ha detto il presidente dell’Ice Riccardo Monti “ ma anche macchine industriali, macchine automatiche, la chimica fine”. Su questa stessa linea il discorso del vice ministro dello Sviluppo Carlo Calenda “C’è un’altra Italia, diversa da quella che generalmente viene percepita e abbiamo pensato di essere a Davos per presentarci per quello che siamo, ovvero un grande paese esportatore di beni tecnologici e sofisticati, e per spiegare ai manager di tutto il mondo cosa stiamo facendo per rendere interessante investire in Italia”. Peccato che poi l’abbiamo finita lo stesso a tavola. E che tavola!
Ora starete pensando: ma se siamo poveri non possiamo mica fare i tirchi e non partecipare a eventi di fama mondiale senza offrire un buffet? A parte che la parola buffet è un eufemismo, la cosa più irritante è che in questo Paese si taglia su tutto, si costringono i giovani a emigrare, i vecchi a vivere con pensioni al di sotto della soglia della povertà, si fa stringere la cinghia a tutta la popolazione per poi fare bella figura con gli stessi potenti della terra che ci hanno ridotto in queste condizioni?
Ma come è nata questa brillante idea di celebrazione della ricchezza (che è solo del 5% della popolazione italiana) mentre lo stesso Papa Francesco a ogni suo intervento ricorda le difficoltà dei giovani, delle famiglie, degli anziani, pregando i politici di intervenire sull’economia e dedicarsi ai poveri?
Il tutto è nato quando il Forum ha annunciato che quest’anno avrebbe assegnato il ventunesimo Crystal Awards, che ogni anno premia un artista di rilievo globale, ad Andrea Bocelli. Il concerto di Bocelli, va detto è stato realizzato con il contributo di intesa Sanpaolo, ma anche in questo caso sorge una domanda: ma perché le banche non riescono mai a finanziare le no profit? Mentre quando c’è da magnà hanno sempre i soldi pronti. Stranamente a questa megagalatica cena italiana mancava Matteo Renzi, arriverà solo a tarda notte e a pancia piena. Con questo titolo “Transformational Leadership” il nostro premier parlerà di come sta cambiando il nostro Paese. Peccato che invece non sia cambiato nulla, si continua a mangiare alle spalle dei poveracci.
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Argomenti: matteo renzi