Nelle prossime ore verrà eletto il nuovo Presidente della Repubblica, ma è da quando Napolitano ha annunciato le sue dimissioni che hanno iniziato a circolare decine di nomi sul suo possibile successore. Toto-nomi lo chiamano, una serie di nomination che ha visto sfilare personaggi di ogni tipo, dai ‘centenari’ della politica ai magistrati, passando per illustri studiosi e star dello spettacolo. Ma di cosa ha bisogno l’Italia? “Dovrà essere un [url”arbitro”]http://www.repubblica.it/politica/2015/01/13/news/napolitano_lascia_il_colle_domani_renzi_vuole_un_arbitro_saggio-104860248/[/url] superpartes” ha detto il premier Renzi in tempi non sospetti, ma questo non basta. In un paese dove i cittadini si allontanano sempre di più dalla politica e dalle sue dinamiche, dove la criminalità organizzata si è inserita nel tessuto delle Istituzioni come un virus, si sente il bisogno di una svolta, il bisogno di una parola che proprio nel Belpaese sembra perdere ogni giorno significato: la giustizia.
La gente è stanca degli inciuci della politica, dell’ombra della mafia che aleggia sulla nostra testa, perché non serve prendersi in giro, la trattativa Stato-mafia c’è stata e nessuno ci ha dato prova che sia finita. Per questo motivo il Colle non ha bisogno di un altro politicante, una figura che ha passato la vita in quel Parlamento (Bersani e Prodi tanto per fare due nomi), ma di qualcuno che venga da fuori, che sia estraneo alle dinamiche dei partiti e che non abbia pendenze verso nessuno. Renzi parla di un arbitro e non potendo candidare Collina o Paparesta, perché non affidarsi ad un giudice o un magistrato, magari qualcuno che ha dedicato la sua esistenza alla lotta contro i mali del nostro paese.
Delineando questo identikit c’è un nome che risalta rispetto a tutti: Antonino Di Matteo, magistrato siciliano, a cui Beppe Grillo ha dedicato anche una pagina del [url”Time”]http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/12/27/m5s-blog-grillo-nino-matto-uomo-dellanno-esempio-onesta/1298388/[/url] (ovviamente finta), per rappresentare l’uomo dell’anno: l’onesto. Onestà e giustizia, due parole che sembrano lontane anni luce dalle stanze di palazzo Chigi. Ma chi è Nino Di Matteo ? E perché potrebbe essere l’uomo giusto? Nato a Palermo il 26 giugno del ’61, ha passato la sua vita a combattere contro Cosa Nostra, indagando sugli attentati a Falcone e Borsellino, sugli omicidi di Rocco Chinnici e Antonino Saetta, battaglie che portarono a grandi vittorie giuridiche, come il primo ergastolo al boss mafioso Totò Riina. Ma non finisce qui, Di Matteo è tra i protagonisti delle indagini sulla trattativa Stato-mafia, che nel 2011 lo portarono ad essere nell’occhio del ciclone per delle intercettazioni tra l’ex ministro Mancino e Giorgio Napolitano. Poi quelle telefonate scottanti fecero una brutta fine, con il Quirinale che ne ordinava la distruzione dopo un fiume di polemiche tra governo e magistrati.
Dopo quell’evento ci pensò il Consiglio Superiore della Magistratura a ‘fare fuori’ Di Matteo, ordinando che tutti i fascicoli relativi alle inchieste sulla mafia fossero affidati esclusivamente ai membri della direzione distrettuale antimafia. Un modo semplice per allontanare il magistrato palermitano dalla battaglia contro Cosa Nostra.
Ma quante possibilità ha di vincere? Probabilmente non molte, visto che nel luglio del 2014 si era lasciato scappare delle [url”dichiarazioni”]http://www.quotidiano.net/mafia-palermo-anniversario-strage-paolo-borsellino-1.61706[/url] non proprio amichevoli contro Napolitano, Berlusconi e Renzi, ma sperare non costa nulla. Se uno dei più grandi mali dell’Italia, sempre più verso il baratro, è la mafia in Parlamento, allora serve un uomo che sappia combatterla, che conosca il suo nemico e che faccia perno su quelle due paroline magiche, che non devono mai essere dimenticate: onestà e giustizia.