«Sergio si deve guardare dai politici. È un uomo di profondissima cultura, cosa non comune tra gli uomini politici italiani. Non mi permetterei di dargli consigli tranne uno: continui a fare quello che ha fatto sino ad ora».
Così Antonino Mattarella, fratello del neo Capo dello Stato, in un passaggio dell’intervista a ‘la Repubblicà. «Ero convinto che Presidente sarebbe dovuto diventare la volta precedente – ha spiegato Antonino, che oggi non sarà a Roma per il giuramento del fratello – perché Sergio è l’ uomo giusto al posto giusto. Ma l’ altra volta ci fu il veto di Berlusconi, Bersani offrì una terna e lui disse no. Io non l’avrei invitato Berlusconi domani».
Mattarella si è soffermato anche sulla vicenda dei prestiti ricevuti in passato da Enrico Nicoletti, ‘il cassiere della banda della Maglianà. «È una vicenda assurda di 25 anni fa – ha messo in chiaro – Lo stesso pm che l’aveva aperta ha chiesto poi l’archiviazione che il giudice ha controfirmato. Cosa dovrei aggiungere su una storia che non esiste da un punto di vista giudiziario? Non ne voglio parlare più, gli ho creato già abbastanza problemi a Sergio con queste ‘buttanatè».
Sul fratello Piersanti, assassinato a Palermo il 6 gennaio del 1980, «non avrei mai pensato a una tragedia del genere, non ci pensavo assolutamente». E a chi gli chiede se sia stato ucciso dalla mafia, «ucciso solo dalla mafia? – ha risposto – E la matrice politica? Voleva rompere equilibri, appalti». In merito alle presunte amicizie mafiose del padre Bernardo, «hanno tutti rettificato e l’ unico che non l’ha fatto è stato Danilo Dolci che è stato condannato. Mio padre – aggiunge – è sempre stato avversato da gente come gli esattori Salvo di Salemi, da Salvo Lima. Poi di tutta quell’epoca l’unico che ha pagato il conto è stato Vito Ciancimino che era l’ultima ruota del carro».
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