Grillo contro Renzi alle crociate #noallaguerra
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Grillo contro Renzi alle crociate #noallaguerra

Sul blog del comico critiche molto dure sull'ipotesi di inviare un contingente in Libia.

Matteo Renzi e Beppe Grillo
Matteo Renzi e Beppe Grillo
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16 Febbraio 2015 - 15.23


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Sul blog di Beppe Grillo è comparso un post in cui si criticano aspramente le dichiarazioni di Renzi, Gentiloni e Pinotti sulla possibilità di un intervento militare a guida italiana in Libia.

Ecco il testo integrale:

“Sono sprezzanti dell’articolo 11 e dell’articolo 78 della Costituzione che recita: “Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari.”

Renzie si è portato avanti con il lavoro e il ministro della Difesa Pinotti secondo il Messaggero ha dichiarato :“Libia, pronti 5.000 uomini“. Certo, non è un caso la modifica avanzata dalla maggioranza di governo dell’art. 78 della Costituzione che, nel quadro della futura trasformazione del Senato in camera non elettiva, conferirà alla sola Camera dei deputati il potere di deliberare lo stato di guerra. Quindi al partito di maggioranza, quindi a Renzie, il novello Brancaleone della guerra agli infedeli. Branca, branca, branca, leòn, leòn, leòn.

Con l’abolizione del Senato dichiarare lo stato di guerra diventerà una prerogativa del governo. Non saranno più le due Camere a deliberare, ma la singola maggioranza parlamentare che conferirà la fiducia al presidente del Consiglio.

Ma riavvolgiamo un attimo il nastro della Storia. Gheddafi sigla a fine settembre 2008 un trattato con l’Italia “Grazie al trattato siglato oggi, l’Italia potrà vedere ridotto il numero dei clandestini che giungono sulle nostre coste e disporre anche di “maggiori quantità di gas e di petrolio libico, che è della migliore qualità” questo il commento del premier Silvio Berlusconi, che ha firmato oggi con Gheddafi a Bengasi il trattato di «amicizia, partenariato e cooperazione” tra Italia e Libia”. dal Corriere della Sera.

Il malcapitato, ignaro che l’Italia non ha mai finito una guerra con chi le era alleato, si fidò e venne ricevuto in pompa magna persino da Napolitano che in seguito, in un messaggio inviato al Presidente della Camera dei Rappresentanti dello Stato di Libia, nell’ottobre del 2014, Aghila Salah Issa pochi giorni dopo la mattanza di Gheddafi al confronto della quale impallidiscono persino le decapitazioni dell’Isis e la sua uccisione sulla quale pende il mistero di infiltrati dei servizi occidentali.

“Nell’occasione della ricorrenza del terzo anniversario della Liberazione del suo Paese desidero farle pervenire, a nome mio personale e dell’Italia tutta, i più sentiti e fervidi auspici per la pace, la stabilita’ e la riconciliazione della Libia. Il suo Paese attraversa un momento di estrema tensione e difficoltà e al tempo stesso cruciale della sua storia. Si tratta di un complesso percorso di transizione verso la democrazia rispetto al quale l’Italia continuerà ad essere al fianco della Libia.” Dopo questo messaggio Aghila Salah Issa si toccò i cosiddetti.

Che la Libia già divisa in clan e abbandonata a sé stessa andasse fuori controllo non era difficile da prevedere. Che l’Italia dopo averla bombardata (nessuno sa quanti civili sono morti sotto i nostri bombardamenti…) diventasse un bersaglio era più che certo. Chi ha dichiarato la guerra alla Libia e perché? La serva Italia che, così facendo ha favorito i suoi padroni, Francia, Gran Bretagna e USA in primis. La Merkel, saggiamente se ne tirò fuori. Se Renzie vuole la guerra ci vada lui con Napolitano al seguito. Vedendoli, l’Isis si farà una gran risata e ci risparmierà.

Non spetta oggi al Governo decidere se entrare in guerra, ma ancora, secondo la Costituzione al presidente della Repubblica, dall’articolo 87:
Il Presidente della Repubblica è il Capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale…

Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.

Aspettiamo un monito dal Presidente, anche piccolo piccolo, al bulletto di Rignano. No alla guerra.”

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