Immigrati, 8 punti per una politica europea. La vera crisi è l’ipocrisia
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Immigrati, 8 punti per una politica europea. La vera crisi è l’ipocrisia

L’eurodeputata Cécile Kyenge sottolinea come l’Unione europea, con i suoi 500 milioni di abitanti, non possa parlare di crisi umanitaria.

Immigrati, 8 punti per una politica europea. La vera crisi è l’ipocrisia
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15 Aprile 2015 - 09.59


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“La crisi non è il fatto che l’Unione Europea – con i suoi cinquecento milioni di cittadini, i cui Stati membri fanno parte dei paesi più industrializzati del mondo – si sia trovata ad accogliere nel 2014 duecentocinquantamila migranti irregolari. La vera crisi è l’ipocrisia e l’impasse della classe politica che preferisce mettere delle toppe e trovare soluzioni di breve termine a un fenomeno che in sé per sé non è qualcosa contro cui combattere ma qualcosa da gestire, piuttosto che adottare una prospettiva di lunga durata e ad ampio raggio”.
A chiedere di uscire dalle logiche emergenziali quando si parla di immigrazione è l’eurodeputata del Pd ed ex ministro italiano, Cécile Kyenge, co-relatrice del rapporto strategico di iniziativa che il Parlamento Europeo sta preparando sulle politiche Ue nel Mediterraneo.

In un primo dibattito di orientamento tenutosi oggi a Bruxelles, la Kyenge ha spiegato ai suoi colleghi europarlamentari della Commissione Libertà Civili che, insieme alla sua collega maltese Roberta Mezzola (dei popolari europei), intende strutturare il rapporto intorno a otto direttrici principali:

1) il rispetto della persona e dei suoi diritti fondamentali, in particolare per quanto riguarda i migranti irregolari costretti alle pericolose traversate del mare e al loro trattamento in fase di soccorso e identificazione.

2) Più solidarietà coi paesi maggiormente sotto pressione per i flussi migratori (Italia e Grecia ma anche Malta, la Bulgaria e la Spagna) e una più equa ripartizione delle responsabilità fra i ventotto Stati membri.

3) Migliorare le capacità di soccorso e salvataggio in mare e pensare a operazioni di search and rescue a coordinamento europeo.

4) Lottare contro i trafficanti di migranti e contro le organizzazioni criminali che alimentano e si nutrono di questi traffici.

5) Andare verso un vero ed effettivo sistema europeo comune di asilo e pensare alla possibilità di visti umanitari nei paesi di origine e di transito dei migranti, nonché tutte le proposte e progetti pilota che da più parti sono stati elaborati in questi mesi.

6) L’apertura di canali legali per l’immigrazione verso l’Europa.
7) Migliorare le politiche di resettlement o reinsediamento dei migranti che arrivano nell’UE, ma anche le politiche di rimpatrio delle persone che non hanno diritto alla protezione internazionale.

8) Una migliore cooperazione coi paesi terzi, non solo del Mediterraneo, e più in generale una politica estera europea più omnicomprensiva e che ponga le questioni legate ai flussi migratori come assoluta priorità.
Parlando di un’eventuale revisione del regolamento di Dublino, che prevede che sia il paese di sbarco dei migranti a essere responsabile di trattare le eventuali richieste di asilo, la Kyenge ha sottolineato che “se dobbiamo modificare le regole attuali dobbiamo andare verso un mutuo riconoscimento del diritto di asilo, nel senso che se a un migrante viene riconosciuto l’asilo in uno stato membro questo deve essere esteso anche agli altri ventisette paesi dell’Ue”.

L’ex ministro si è anche detta in favore di un’operazione analoga all’italiana Mare Nostrum, ma gestita a livello europeo, come richiesto nelle scorse settimane anche dall’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati.
Parlando dei 470 morti nel Mediterraneo dall’inizio dell’anno e dei quasi settemila salvataggi in mare effettuati da venerdì scorso a oggi, la Mezzola, invece, ha sottolineato che è ora di finirla con i tweet e le vuote dichiarazioni di condoglianze per i morti in mare e di iniziare a fare qualcosa di concreto tutti insieme, a livello europeo, per porre fine a questa situazione vergognosa.

Un riferimento, quello della Mezzola, non si sa quanto esplicito ai tweet del commissario Ue per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos (presente anche lui alla discussione odierna della Commissione Libe, ma che non ha voluto dare alcun dettaglio in più sull’agenda per l’immigrazione che presenterà a metà maggio), il quale, dopo l’ultima tragedia del mare che ha visto la morte di dieci migranti, ha twittato ieri il dispiacere dell’esecutivo di Bruxelles, l’intenzione di fare di più ma anche il richiamo alle proprie responsabilità diretto agli Stati membri.

Ora la Kyenge e la Mezzola, per elaborare e finalizzare la loro relazione, aspettano gli input degli altri eurodeputati ma anche delle Ong che si occupano di immigrazione. Un vero spartiacque si avrà però proprio a maggio quando, come scritto sopra, il commissario Avramopoulos chiarirà meglio quali saranno le priorità della Commissione Ue con l’agenda immigrazione per il 2015. (Maurizio Molinari)

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