25 aprile Mattarella: non si possono equiparare partigiani a repubblichini
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25 aprile Mattarella: non si possono equiparare partigiani a repubblichini

La Resistenza, prima che fatto politico, fu soprattutto rivolta morale, spiega il Presidente della Repubblica.

25 aprile Mattarella: non si possono equiparare partigiani a repubblichini
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16 Aprile 2015 - 18.48


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Tutti commossi per i partigiani presenti nell’Aula della Camera alla celebrazione del 70esimo anniversario della Liberazione. “Esprimiamo gratitudine alle donne e agli uomini della Resistenza anche per il loro impegno per tenere vivo il ricordo e gli ideali che hanno animato la battaglia per la democrazia. Voi, partigiani presenti in quest’Aula – ha detto la presidente Bolrini-, non siete qui come ospiti ma come padroni di casa”.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio sulla rivista “Micromega”, scrive: “La ricerca storica deve continuamente svilupparsi” ma “senza pericolose equiparazioni” fra i due campi in conflitto nella lotta di Liberazione nazionale dal nazifascismo. “La Resistenza, prima che fatto politico, fu soprattutto rivolta morale”, spiega Mattarella. “Questo sentimento, tramandato da padre in figlio, costituisce un patrimonio che deve permanere nella memoria collettiva del Paese”.
“La Liberazione dal nazifascismo costituisce l’ evento centrale della nostra storia recente”, aggiunge il capo dello Stato.
“Ai Padri costituenti non sfuggiva il forte e profondo legame tra la riconquista della liberta’, realizzata con il sacrificio di tanto sangue italiano dopo un ventennio di dittatura e di conformismo, e la nuova democrazia”, scrive il Capo dello Stato, “Dittatura ma anche conformismo, questi i due mali che hanno caratterizzato il ventennio, per cui “la Costituzione, nata dalla Resistenza, ha rappresentato il capovolgimento della concezione autoritaria, illiberale, esaltatrice della guerra, imperialista e razzista che il fascismo aveva affermato in Italia, trovando, inizialmente, l’opposizione – spesso repressa nel sangue – di non molti spiriti liberi”.

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Dopo aver citato una riflessione dell’allora partigiano cattolico liberale Sergio Cotta, il Presidente della Repubblica ha voluto sottolineare la partecipazione di popolo, vieppiù crescente, ad una rivolta che era stata inizialmente di minoranze di spiriti liberi: “La sofferenza, il terrore, il senso d’ingiustizia, lo sdegno istintivo contro la barbarie di chi trucidava civili e razziava concittadini ebrei sono stati i tratti che hanno accomunato il popolo italiano in quel terribile periodo. Un popolo – composto di uomini, donne e persino ragazzi, di civili e militari, di intellettuali e operai – ha reagito anche con le armi in pugno, con la resistenza passiva nei lager in Germania, con l’aiuto ai perseguitati, con l’assistenza ai partigiani e agli alleati, con il rifiuto, spesso pagato a caro prezzo, di sottomettersi alla mistica del terrore e della morte”.

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