Il bel primo maggio di Pozzallo: accoglienza e diritti
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Il bel primo maggio di Pozzallo: accoglienza e diritti

Nel paese della costa ragusana approdano i disperati del mare. I sindacati uniti si sono ritrovatì lì

Nuccio Fava
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3 Maggio 2015 - 12.20


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di Nuccio Fava

Primo maggio unitario, già per questo significativo e specie per il luogo prescelto da Cgil, Cisl, e Uil :Pozzallo sulla costa ragusana dove approdano i disperati del mare. Quelli che ce la fanno. Altrimenti giungono dentro le bare, che pietosamente raccolgono chi è annegato, in genere per la violenza disumana di scafisti senza scrupoli. Ci sono pure le bare bianche dei bambini, con sopra una rosa per l’ultimo saluto. Per molti altri il recupero e impossibile e il mediterraneo diventa la tomba comune. La solidarietà di Cgil, Cisl, e Uil non è solo partecipaIone al dolore e al lutto. Esprime la richiesta forte all’Europa di non limitarsi a belle dichiarazioni di cordoglio. Servono politiche nuove e comuni verso i paesi di partenza, l’esercizio doveroso del diritto d’asilo e l’accoglienza. C’erano insieme all’enorme problema dell’emigrazione le grandi questioni della irrisolta crisi italiana, della disoccupazione che continua a crescere, con un sud sempre più disastrato e allo sbaraglio specie per donne e giovani.

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C’era nell’aria però un certo compiacimento per la sentenza della consulta che aveva dichiarato incostituzionale il blocco delle pensioni della legge Fornero. In buco di 5 miliardi per il bilancio che dovrà essere sanato – altro che tesoretto – con scelte innovative e coraggiose da parte del governo. La decisione della Corte suggerisce, come a suo tempo con il porcellum, una riflessione sul valore della divisione dei poteri stabiliti nella Costituzione, anche ai fini degli equilibri e le garanzie reciproche tra i diversi organi dello Stato. La Corte Costituzionale non fa politica è organo di garanzia per eccellenza, giudica la coerenza ai principi costituzionali dell’attività di governo e parlamento. Anche il sindacato e altro dai partiti e segue con legittima preoccupazione la sarabanda a Montecitorio sul Renzellum, che rischia di porre delicati problemi sugli equilibri fissati dalla Costituzione repubblicana.

Se n’è avuta eco nel discorso del Presidente Mattarella che ha posto l’emergenza lavoro al vertice delle preoccupazioni e delle urgenze. Il rischio concreto è che si scivoli sempre più verso una società degli esclusi ed emarginati, consegnati inesorabilmente alla solitudine e alla disperazione.
Tutto incentrato sulla importanza dell’Expo grande vetrina dell’Italia nel mondo l’imtervento del Presidente Renzi a Milano. Non ci pare sia stata citata la festa del primo maggio e non sono mancate le critiche ai soliti “gufi” che remano contro, quelli che “sanno solo piangersi addosso” e guardare all’indietro.
Di benaltro respiro il saluto di Papa Francesco umile e di contenuti portanti. Non si possono risolvere i gravi problemi proseguendo la strada e le logiche egoistiche dei potentati economici e finanziari. Bisogna invertire la rotta- ha detto il Papa- verso una “globalizzazione della solidarietà “ che sola può dare risposta ai milioni di morti per fame, al dramma della sete e della povertà.

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In certa misura i temi importanti dell’Expo sono solo i titoli per un vasto programma di giustizia e di pace che i governi e la comunità internazionale devono affrontare. Purtroppo c’è stato anche l’intermezzo devastante della violenza, gratuita e senza alcun valore ai fini dei problemi che si vorrebbero denunciare e affrontare in modo diverso. L’azione di circa duecento militanti, anche stranieri ha finito per danneggiare gli altri movimenti pacifici di dissenso e di critica, ma secondo i principi della democrazia e dell’aperto confronto.

Non ci pare però in ogni caso che i violenti irresponsabili da condannare e punire come meritano, siano liquidabili come “quattro imbecilli figli di papà che giocano alla guerriglia” non ci pare una analisi adeguata, comprensibile per evitare di imbruttire la festa. Si tratta invece di un problema serio, da non drammatizzare e però da affrontare con cultura e intelligenza politica. Si tratta ormai di un fenomeno ricorrente che tocca diversi paesi europei che dovrebbero, anche su questo tema lavorare e operare insieme.

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