Questa tornata elettorale amministrativa segnala una forte caduta di consensi per il Pd, ancor più accentuata se si considerano i risultati del ballottaggio nei principali comuni interessati alla sfida tra il primo e il secondo turno. Accanto alla sconfitta più clamorosa di Venezia, ma anche di Arezzo, Matera,… si affiancano anche i risultati della Sicilia dove il Pd perde Enna ( feudo di Crisafulli – incompatibile con il codice etico del Pd – ma anche Gela – patria del presidente Crocetta – e in importanti comuni vince il M5S. Il renzismo perde più di un colpo e nubi si affacciano nel suo orizzonte politico e di governo.
Si impone qualcosa di più di una riflessione a partire dal fatto che la partecipazione al voto segnala una disaffezione che evidenzia crisi di rappresentanza, sfiducia nelle istituzione e finanche rischi per la stessa tenuta democratica del paese.
L’attacco ai corpi intermedi della società, l’agitarsi su riforme, certamente indispensabili, ma tutte con il segno del decisionismo e di quella predisposizione al comando che Scalfari chiama “democratura”, la sottovalutazione di fenomeni di allontanamento dal partito di dirigenti ma soprattutto di militanti che non rinnovano la tessera, scandali, mancanza assoluta di discussione politica nei territori se non per lodare le virtù del premier, la drammaticità delle vicende degli immigrati, una legge elettorale a rischio di incostituzionalità, le politiche per il lavoro che hanno come santo protettore Marchionne,… tutto ciò è causa, ragione di queste difficoltà e di questo insuccesso elettorale. (Perché di insuccesso si deve parlare).
Il tutto con una ulteriore considerazione. Nei ballottaggi Il Pd da solo non vince ed è quanto mai indispensabile rivolgersi fare il pieno del centro-sinistra ( va ri-motivata la gran massa di elettori di sinistra che hanno perso fiducia nella possibilità del cambiamento). Al contrario il M5S ai ballottaggi vota comunque contro il Pd e la destra in modo speculare vota i grillini.
C’è molto da pensare e cambiare. A partire ad es. dal fatto che ci vogliono più Marino e meno De Luca, più capacità e merito e meno signorsì, più ascolto e meno imposizioni, più segnali di sinistra e meno accondiscendenza alle politiche liberiste a partire dall’Europa.
Non è tempo di abbandonare il partito, ma di lottare, di impegnarsi per riprendere un cammino che si è perso. E’ il tempo della ri-generazione Pd. L’unica battaglia persa è quella mai iniziata per cui… come affermato da Tocqueville ” nulla vi è che la natura umana disperi di raggiungere con l’azione libera del potere collettivo degli individui” Non è tempo di mollare ma di lottare.
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