«Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi la darei vinta ai poteri forti». Lo ha ribadito Rosario Crocetta, il governatore della Sicilia che si è autosospeso dopo che l’Espresso ha pubblicato la notizia delle intercettazioni telefonica. «Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino se vogliono, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della storia siciliana», ha continuato Crocetta.
Crocetta: un golpe, volevano dimissioni o mio suicidio. Crocetta ha deciso di passare al contrattacco: «Qualcuno ha voluto mettere a segno un golpe, volevano determinare le mie dimissioni o il mio suicidio. E trovo assurdo che organi istituzionali abbiano espresso giudizi senza fare le dovute verifiche con la Procura». Martedì, 21 luglio 2015, interverrà all’Ars, l’Assemblea Regionale, per chiarire la sua posizione. La seduta, già prevista dopo le dimissioni degli assessori Borsellino e Caleca, diventerà cruciale. Chiuso nella sua tenuta di Castel di Tusa, in provincia di Messina, il governatore ha spiegato: «Il governo nomini subito una commissione d’inchiesta per accertare quali servizi deviati e quali poteri oscuri abbiano tentato di farmi fuori. Ieri l’ho chiesto al ministro degli Interni Alfano».
Crocetta: l’Espresso consegni i materiali. Poi il governatore siciliano, ha lanciato un appello all’Espresso: «Se ha il materiale lo consegni ai magistrati». Il settimanale ha infatti confermato che le intercettazioni fanno parte «dei fascicoli segretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo»: «L’Espresso se ha il materiale lo consegni ai magistrati, se non ce l’ha, e non ce l’ha, la cosa è molto grave e vergognosa. Ma ne risponderà davanti alla giustizia».