Per un evitabile litigio sul Presidente siciliano Crocetta, tempo fa, ci ho perso un’amica (uno più scemo dell’altra, quel giorno), anche se continuo a pensare che non avrei mai messo Duffy Duck ad amministrare la Chicago degli anni ’20 del secolo scorso. Quanto a Ignazio Marino, analogamente, ritengo che non voterei Paperoga nemmeno come sindaco di Paperopoli.
Non reputo il sindaco di Roma un eroe antimafia né un amministratore capace, benché non lo reputi neppure un disonesto. È il classico uomo sbagliato finito nel posto sbagliato.
Non è l’unico, del resto, in un periodo nel quale le personalità politiche e istituzionali nascono più sulla base di aspettative virtuali che di spessori misurabili nella realtà.
Tuttavia l’aggressione politica e mediatica che intende travolgere Marino prescinde dai suoi meriti e dai suoi demeriti. Per le dimensioni virulente che ha assunto, essa dimostra con tutta evidenza che il cambiamento degli assetti e degli interessi materiali che si sta coagulando nel retroscena politico e istituzionale (evidenziato in modo eclatante dalle quotidiane vicende parlamentari) sta scatenando una nuova moltitudine di gatti affamati delle trippe della Capitale.
Quello che ancora una volta sconvolge è l’uso brutale, teppistico, degli organi di informazione, con in testa i più paludati e “rispettabili”. È questo che mi fa veramente indignare. L’Italia è un Paese corrottissimo e si vede soprattutto da questi comportamenti delle testate mercenarie, purtroppo le più importanti.