Spese pazze: Marino in procura, non sono mie quelle firme
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Spese pazze: Marino in procura, non sono mie quelle firme

Il sindaco dimissionario si è presentato spontaneamente davanti il pm Roberto Felici, che segue l'indagine aperta dopo gli esposti di Fratelli d'Italia e Movimento 5 Stelle

Spese pazze: Marino in procura, non sono mie quelle firme
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19 Ottobre 2015 - 22.49


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Per ben quattro ore i pm hanno ascoltato Ignazio Marino, sindaco dimissionario di Roma. Sul tavolo le spese pazze che lo hanno portato fuori dal campidoglio.
Il chirurgo è stato ascoltato in qualità di persona informata dei fatti. La procura sta indagando sulla legittimità di scontrini e spese per motivi istituzionali e di rappresentanza.

“Le firme sui giustificativi delle spese sono false e alcune sono state fatte mentre ero all’estero” così nella sua dichiarazione spontanea, chiarisce i fatti Ignazio Marino.

L’indagine, ancora oggi senza indagati né ipotesi di reato, è stata aperta sulla base degli esposti presentati da Fratelli di Italia e da M5S.

La giornata. Marino è entrato in procura verso le 16, e ha portato con i documenti, si è difeso, ha negato di aver commesso peculato e ha negato che alcune delle cene sospette di cui si ha riscontro negli scontrini siano avvenute con la moglie.

Con lui l’avvocato Enzo Muscoche ha detto: “Il sindaco si è presentato in Procura in veste di persona informata sui fatti per spiegare che non ha commesso alcun caso di malversazione”. “Tutte le sottoscrizioni a suo nome in calce ai giustificativi di spesa non sono autentiche – ha aggiunto l’avvocato – Nella quasi totalità dei casi i giustificativi ricollegano la causale della cena alla tipologia dell’ultimo appuntamento della giornata programmato nell’agenda del sindaco. Ciò è certamente dipeso dal fatto, conosciuto solo adesso, che la ricostruzione delle causali delle cene è avvenuta a distanza di molto tempo da parte degli uffici del Comune, i quali, non ricordando la vera finalità istituzionale della cena, ne hanno evidentemente indicata una compatibile con l’ultimo appuntamento in agenda. Nella quasi totalità dei casi i giustificativi recano quale data dell’apparente sottoscrizione del sindaco lo stesso giorno dell’evento: il che è chiaramente impossibile perché – rileva ancora il legale – implicherebbe che il sindaco, terminata la cena, sia rientrato in Campidoglio a sottoscrivere il giustificativo”.

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Le firme. Marino ha evidenziato ai magistrati della Procura di Roma che “alcuni giustificativi di spesa risultano addirittura firmati” quando era all’estero. “E se era all’estero – ha sottolineato in un comunicato il suo legale, il professor Enzo Musco – non poteva evidentemente trovarsi in Campidoglio a firmare i giustificativi”. Musco ha aggiunto che l’agenda “non è quella cartacea ma in formato elettronico” ed “era a disposizione e consultabile da moltissimi uffici del Comune per un totale di circa 50 o 60 persone”.

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