Le magagne di Roma, prima e dopo il Family Day
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Le magagne di Roma, prima e dopo il Family Day

Sono altri e più gravi i problemi di Roma Capitale anche se le grandi manifestazioni che confluiscono a Roma contribuiscono certo ad aggravare almeno la viabilità

Le magagne di Roma, prima e dopo il Family Day
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1 Febbraio 2016 - 09.33


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di Nuccio Fava

La città di Roma resta alle prese con magagne antiche e recenti. Quasi non si potessero mai sanare e per certi versi solo accrescere. Anche i grandi eventi, invece di migliorala rischiano di farle più male che bene. Solo l’ardimento del presidente segretario può affrontare a cuor leggero la candidatura di Roma per le olimpiadi e di dichiarare già a Basilea, siede del comitato olimpico internazionale, che Roma può già considerarsi vittoriosa. Eppure sono in ballo Parigi e Los Angeles, non due borghi di campagna.

Forse si può sperare che la minaccia terroristica sarà già sconfitta, senza però nessuna superficiale certezza a riguardo. Palazzo Chigi è sempre affascinato dal successo dell’Expo che dovrebbe riflettersi sulla candidatura olimpiaca del 2024. Si fa tale affidamento sulla ripetibilità della staffetta expo-olimpiadi, che è gia in preparazione la bandiera olimpica da issare sulla sede del governo. La candidatura di Sala a sindaco di Milano è data per scontata ed è più di un indizio.
Per Roma è diverso: fatto fuori il sindaco Marino e reperito un buon commissario, resta però ancora in alto mare la scelta del candidato futuro, tra primarie e notabilato locale con l’auspicio e la speranza del prevalere di un buon uomo PD a sorpresa. La possibilità di una ripresa e riqualificazione – prima di tutto morale e culturale – risiedono nel buon governo e quindi in una classe dirigente, con uomini coraggiosi e onesti.

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Purtroppo non c’è traccia ancora di prospettive siffatte e anzi la situazione sembra aggravarsi ulteriormente, nonostante il prefetto Gabrielli e il commissario Tronca. Servono lungimiranza e competente azione politico-amministrativa che non può nascere da un nuovo tipo di podestà prescelto dal governo centrale. Mi è capitato proprio ieri, di essere costretto a compiere un lungo giro per raggiungere la festicciola di un mio nipote: almeno quaranta minuti in più del solito percorso da via Merulana a Monteverde. “Il pasticciaccio di via Merulana” è un fortunato romanzo di Gadda da cui è stato tratto un bel film con Gianmaria Volontè. Vicende e storie che non centrano con la grave crisi della capitale oggi.

È domenica e via Merulana non brulica di traffico. Il Family Day è bello e finito e sono ripartiti tanti manifestanti – due milioni secondo gli organizzatori – provenienti da tutt’Italia. Sono altri e più gravi i problemi di Roma Capitale anche se le grandi manifestazioni che confluiscono a Roma contribuiscono certo ad aggravare almeno la situazione della viabilità, troppo spesso inefficiente e precaria sia sulle strade che in metropolitana.

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Tutto questo conferma che per anni è mancata una strategia politica complessiva attenta ai veri bisogni dei cittadini al centro e in periferia, carenze più che decennali e non risolvibili in breve.

Non emerge ancora una sufficiente avvertenza dei guasti profondi di Mafia Capitale, con criminali abili ad infiltrarsi nelle strutture della vita amministrativa e politica della città, facendo lauti profitti e corrompendo funzionari e politici in modo trasversale. La politica purtroppo anche strumentalmente ha cavalcato l’onda quasi superficialmente. Ben presto tutto si è concentrato sulla questione Marino per soddisfare soprattutto palazzo Chigi. Si è preferito tagliare il nodo gordiano di Marino incappato goffamente nel pasticcio dei rimborsi e degli scontrini. Avrebbe dovuto essere l’apertura di una nuova era con il commissario Orfini, addirittura presidente del PD passato, in poche settimane dalla strenua difesa dl Sindaco, a contrastarlo e a chiederne le dimissioni. Forse superato però dal Ministro Alfano, che, su altro piano dopo avere incassato ministri e sottosegretari ha annacquato la sua posizione sul Family Day: non solo non andrà in piazza come aveva detto – minacciando una iniziativa referendaria contro la legge Cirinà – ma si attestava in modo istituzionale assicurando che sarebbe stato tutto il giorno al ministero al meglio sicurezza e libertà di manifestazione.

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Cambiare orientamento è fin troppo frequente e in politica per non suscitare perplessità e timori di trasformismo. Ma Roma è anche la città raccontata da Fellini e Sorrentino. Sempre in Via Merulana nel baretto dove prendo il caffè si festeggia la ripartenza del Roma, il rientro di Totti e la perla di El shaarawy. Nell’altro la gestione, è dei napoletani, che hanno inventato il caffè Higuain e che sono certi di rivincere lo scudetto come ai tempi di Maradona.

Fortunatamente tutto questo alleggerisce anche il clima sociale e rende meno difficile precarietà e timori.

Anche questo fa di sicuro bene alla salute ma, come tutti sappiamo, il pallone non basta e i problemi restano grandi.

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