Inchiesta petrolio, Renzi: l'emendamento è mio
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Inchiesta petrolio, Renzi: l'emendamento è mio

Il premier ospite a Rai3: se il pm vuole mi interroghi. E difende la Boschi: dimissioni? Ha fatto il suo lavoro. Sulle trivelle conferma il non voto: ognuno scelga.

Inchiesta petrolio, Renzi: l'emendamento
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3 Aprile 2016 - 16.28


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Matteo Renzi ha scelto l’arena di Rai tre per rispondere alla spinosa questione del caso Guidi. Ospite di ‘In mezz’ora’, ha risposto alle domande di Lucia Annunziata. Affronta così – a poche ore dal ritorno dagli Usa – il caso Guidi ma soprattutto le ricadute politiche sul suo esecutivo e sulla ministra Boschi. Proprio su di lei gli occhi sono puntati. Un’intervista che fa da eco a quella di [url”questa mattina su La Stampa”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=87141&typeb=0&la-ministra-boschi-contro-di-noi-i-poteri-forti[/url] proprio della ministra delle riforme.

L’emendamento. “Ho scelto io di fare questo emendamento. Lo rivendico con forza. L’idea di sbloccare le opere pubbliche e private l’abbiamo presa noi. La rivendico, per Tempa rossa così come per Pompei, per esempio”. Poi precisa: “Noi non sapevamo delle indagini, è giusto così. Se qualcuno ha pagato tangenti o ha fatto degli illeciti in quel caso voglio che sia scoperto, chiedo ai magistrati di fare il massimo degli sforzi”. E sottolinea: “Per adesso dopo 27 anni non è stato tirato fuori un goccio di petrolio perché le autorizzazioni sono state rinviate come spesso succede in Italia”. A una domanda sulla presunta influenza delle lobby sul governo, replica: “Ci dicono che siamo quelli delle lobby quando noi abbiamo fatto la legge su reati ambientali, le pene sull’anticorruzione, abbiamo fatto delle iniziative concrete e reali compresa l’approvazione in prima lettura alla Camera del conflitto d’interessi. Dire che noi siamo quelli delle lobby a me fa, tecnicamente parlando, schiattare dalla risate”.

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Mi interroghino. Poi, con tono di sfida: “I magistrati vogliono sentirmi? Eccomi. Con i nostri provvedimenti stiamo cambiando l’Italia: se i magistrati vogliono interrogarmi, mi possono interrogare non solo su Tempa rossa ma anche su tutto il resto che abbiamo sbloccato: Napoli-Bari, Salerno-Reggio Calabria, variante di valico. Se vogliono mi possono interrogare, anche oggi pomeriggio”. Poi una lunga difesa della ministra Boschi. Se ci fosse, in capo a Maria Elena Boschi, una posizione come quella che ha portato alle dimissioni Federica Guidi, anche lei dovrebbe dimettersi? Alla domanda di Annunziata, il premier-segretario risponde: “Ma di che parliamo? Tutti quelli che si trovano ad aver commesso un errore si devono dimettere, io per primo ma in questo caso non c’è discussione alcuna. Il proveddimento l’ho voluto io. Ma di che discutiamo?. Lei ha fatto il suo lavoro”.

La Boschi. Ministra Boschi che, nell'[url”nell’ìintervista a La Stampa”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=87141&typeb=0&la-ministra-boschi-contro-di-noi-i-poteri-forti[/url], dice: “Io quel provvedimento lo difendo, risponde a una necessità, crea lavoro. Naturalmente posso sbagliare, non dico di essere perfetta. Ma anche nei miei errori c’è sempre la buonafede, mai la lusinga di qualcuno o gli interessi personali”. E parla di “poteri forti” schierati contro il governo. Sullo stesso tema Renzi usa parole leggermente diverse: “Io non credo ai complotti dai tempi di Aldo Biscardi, credo che ci sia legittimamente e giustamente una battaglia politica contro di noi da parte di tante persone. Non definirei Grillo e Berlusconi poteri forti, piuttosto pensiero debole e loro cercano giustamente di bloccare questo tentativo di rimetter in piedi l’Italia”. E attacca i Cinque Stelle: “Grillo ha detto che abbiamo preso i soldi dell’Eni e di questa frase deve rispondere. Se dice che io sono complice e colluso con le mani sporche di denaro non mi sta dicendo che sono incapace, mi sta togliendo la cosa più preziosa: il mio onore e dignità e su questo io reagisco”.

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Nodo referendum. Sulle trivelle, uno spiraglio nei confronti della minoranza a poche ore dalla direzione dem: “Il referendum vuole abrogare una legge fatta dal pd e quindi evidentemente il Pd spera che il referendum fallisca ma chi vuole andare a votare sceglierà liberamente. Non stiamo col fucile puntato. E’ la posizione di sempre”. E aggiunge: “Credo che la tensione nel Pd sia legata a tante questioni e, più che al referendum, alle amministrative e alle primarie. La gente ci chiede di smettere di litigare e di lavorare, di pensare agli italiani”. Le ultime battute dell’intervista sono sul caso di Carrai, l’imprenditore a lui vicino: “Quella che io avrei messo un mio amico alla guida del dis o dei servizi è una cosa che non è mai esistita. Ma non c’è ombra di dubbio che Marco Carrai lavorerà con me nel mio team a Palazzo Chigi. Non ci vedo nulla di male”.

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