Referendum, Berlusconi si schiera per il no: deriva autoritaria
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Referendum, Berlusconi si schiera per il no: deriva autoritaria

Il capo di Forza Italia dopo aver nicchiato a lungo prende posizione contro Renzi

Renzi e Berlusconi
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18 Ottobre 2016 - 21.24


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C’era una volta il patto del Nazareno. Stipulato da due che la pensavano alla stessa maniera ma – per un bizzarro caso della sorte – su fronti apparentemente opposti.
Poi l’incantesimo si è rotto ma non per questioni di dissenso politico (Renzi sta realizzando quello che voleva fare Belusconi) ma per questioni di domando.
E ora il referendum è l’occasione per marcare una (finta) diversità: un forte, deciso e responsabile ‘No’ a questa riforma che favorirebbe una deriva autoritaria davvero con il rischio di un uomo solo al comando. Il contrario della democrazia”. Lo ha detto il leader di Fi Silvio Berlusconi in un’intervista nel Tg5 delle 20, diretto da Clemente J. Mimun, a proposito del referendum costituzionale del 4 dicembre.
“Sapete bene che siamo in un momento difficile – ha proseguito Berlusconi – l’economia non cresce, il lavoro manca, la povertà aumenta, l’immigrazione prosegue incontrollata, la sicurezza di tutti è in pericolo, in Europa non riusciamo a far valere le nostre ragioni”.
“Eppure, incredibilmente, questo governo punta su una riforma costituzionale mal scritta e pericolosa per ritrovare quel consenso che non ha più. Anche per questa ragione dobbiamo rispondere con un forte, deciso e responsabile ‘No'”, hanno detto il leader di Fi.
“Diciamo ‘No’ perché dopo il ‘No’ sia possibile approvare, tutti insieme, una riforma vera, diversa, una nuova riforma” sottolinea Berlusconi. Una riforma, spiega, così articolata: “Deve contenere la scelta da parte degli elettori del Presidente della Repubblica, un vero taglio dei parlamentari, che vanno ridotti di oltre la metà, il vincolo di mandato, per cui un eletto non può cambiare bandiera senza dimettersi, un limite costituzionale alle imposte, alla pressione fiscale che nessun governo può superare” e infine “una vera riforma delle Regioni, che oggi sono diventate un’altra grande e costosa burocrazia”.
Quindi, ha sottolineato: la riforma costituzionale è pericolosa “perché potrebbe consegnare a un solo uomo e a un solo partito l’Italia e gli italiani”. Argomenta il leader di Fi: “Con appena il 15% degli aventi diritto al voto, quindi con una esigua minoranza, Grillo ad esempio, già padrone del Suo partito, potrebbe diventare anche col 55% padrone dell’unica Camera che farà le leggi ordinarie e quindi diventare anche colui che sceglie il Presidente della Repubblica e i membri della Corte Costituzionale. Vorrebbe dire ‘padrone dell’Italia e degli italiani’. E non diciamo ‘No’ – ha puntualizzato – per lasciare le cose come stanno”.

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