Perché demagogia e populismo corrodono la politica
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Perché demagogia e populismo corrodono la politica

I 5 stelle li conosciamo, ma anche la maggioranza contribuisce sempre pretesti

Berlusconi, Renzi e Grillo
Berlusconi, Renzi e Grillo
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Nuccio Fava Modifica articolo

26 Ottobre 2016 - 09.58


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In un clima già surriscaldato per il referendum crescono tentazioni e calcoli politici di vario segno per il dopo, accresciuti da una demagogia sempre più diffusa. La discussione parlamentare sugli stipendi degli onorevoli, bandiera dei 5 stelle di Grillo, ne appare la più eclatante e rumorosa. Anche perché fuori dall’aula di Montecitorio numerosi capannelli di militanti grillini hanno manifestato con striscioni e slogan variopinti a favore dell’iniziativa. Anche cittadini non militanti esprimevano il loro consenso ed insieme lo stupore per la contrarietà della maggioranza ad affrontare il tema degli stipendi dei parlamentari. L’argomento serio e delicato è del resto considerato a parole da tutti i partiti non solo plausibile ma indispensabile ai fini di una riduzione dei costi della politica anche per ridarle dignità, credibilità e trasparenza. La posizione dei 5 stelle è caratterizzata sin dall’inizio da forti tentazioni populiste e demagogiche. Anche però la maggioranza di governo in molte occasioni non è da meno, non porta non poche responsabilità che contribuiscono con l’offrire pretesti e occasioni frequenti tali da alimentare risposte demagogiche e qualunquiste. Come accaduto appunto con la proposta di dimezzamento degli stipendi dei parlamentari, dopo un lungo e non esaltante dibattito, la maggioranza ha imposto il rinvio del provvedimento in commissione col risultato di spostarne l’esame non dico sine die, ma comunque dopo il referendum.
Giochi tattici e di corto respiro che squalificano tutta la politica, la allontanano dai cittadini che non ritengono certo positivo e utile partecipare e impegnarsi.
Intanto si manifestano episodi di intolleranza e di rifiuto verso immigrati , fortunatamente limitati ma che nascondono una realtà più diffusa e preoccupante. Cresce intanto in Italia fortemente il numero dei poveri e quasi il 50 % dei giovani tra i 24 e i 35 anni vive in famiglia. In Danimarca poco più del 3%.

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