M5s stelle alla prova dell’onestà-tà. Claudia La Rocca ammette tutto sulle firme false e fa tremare i deputati grillini. Lo riporta Riccardo Arena su La Stampa. Vuota il sacco la deputata grillina su chi nel 2012 ricopiò le firme da presentare a sostegno della lista per le elezioni comunali di Palermo, magari senza rendersi conto che il reato che stavano compiendo era grave, punibile con la reclusione da due a cinque anni, stabilisce la legge.
Infatti il testo unico del 1960 che disciplina la materia elettorale prevede che il reato di alterazione di un atto collegato a una consultazione popolare venga contestato non solo a chi materialmente lo commette ma anche a chi ha tratto consapevolmente beneficio da quelle falsificazioni.
mentre fuori si consumano le faide tra correnti, Claudia La Rocca, dunque, non ha atteso la convocazione dei magistrati. È andata lei spontaneamente. Con un avvocato pronto ad entrare in scena non appena la sua posizione si fosse complicata. Come in effetti è avvenuto. Arena scrive: “Quando la giovane esponente del M5S ha ammesso di avere partecipato a quei momenti di isteria collettiva, nella notte che precedette la presentazione della lista, il procuratore aggiunto Bernardo Petralia e il sostituto Claudia Ferrari l’hanno fermata, avvisandola che da quel momento si doveva considerare indagata e che poteva avvalersi della facoltà di non rispondere. Lei però ha scelto di andare avanti, così come ha detto di aver concordato col proprio gruppo, che fa capo a Cancelleri, per fare chiarezza: assistita dall’avvocato Valerio D’Antoni, ha fatto i nomi dei presenti e di coloro che, per rimediare all’errore nel luogo di nascita di uno dei candidati, ricopiarono circa duemila firme”.
I nomi. Un clima di omertà incredibile ha avvolto questa vicenda, venuta fuori a tre anni di distanza, dopo l’archiviazione di una prima indagine, grazie all’attivista Vincenzo Pintagro e ai servizi televisivi delle Iene. Lo stesso Pintagro, che fu solo testimone, aveva fatto i primi nomi, indicando anche la La Rocca. Un altro esponente dei Cinque Stelle, convocato dai pm, ha parlato delle proprie responsabilità, senza indicare altri: è finito pure lui sotto inchiesta. C’erano – e copiarono, come spiegato dalla La Rocca – fra gli altri, Claudia Mannino, poi eletta deputato nazionale, e Samantha Busalacchi, oggi aspirante alla candidatura come sindaco di Palermo.