Di Maio garantì per Marra. La prova nelle chat: è un servitore dello stato
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Di Maio garantì per Marra. La prova nelle chat: è un servitore dello stato

Due conversazioni telefoniche, in possesso di Repubblica, smentirebbero la volontà di Di Maio di cacciare il capo del personale capitolino

Luigi di Maio
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14 Febbraio 2017 - 09.56


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Durante la sua intervista di domenica scorsa nel salotto di Lucia Annunziata, Luigi di Maio aveva dichiarato di aver incontrato il 6 luglio 2016 nei suoi uffici alla Camera Raffaele Marra, ex capo del personale capitolino ora detenuto in carcere per corruzione, per cacciarlo.

Il quotidiano La Repubblica fa una ricostruzione della vicenda completamente diversa e svela il contrario: il 10 agosto 2016, oltre un mese dopo il loro incontro e nel pieno dello scontro interno al minidirettorio che ne chiedeva la testa, Di Maio sollecitava Marra a resistere perché “servitore dello Stato”. Questo smentirebbe di fatto quanto ammesso in quell’imntervista e il fatto che fu l’ostinazione della sindaca Virginia Raggi a farlo resistere

La prova della falsità della ricostruzione proposta da Di Maio  è in due chat telefoniche, il cui testo è stato ottenuto dal quotidiano La Repubblica . sono le conversazioni registrate dallo smartphone di Marra e sequestrate al suo arresto.

Quel 10 agosto, in Campidoglio, era in calendario la votazione in Aula Giulio Cesare della mozione di sfiducia dell’allora assessore all’ambiente Paola Muraro presentata dalle opposizioni e, soprattutto, sono quelli i giorni dell’incrudelirsi del dibattito interno al minidirettorio M5S aperto dalle nomine con cui la Raggi ha definito il ruolo del suo cerchio magico, degli “amici al bar”. Salvatore Romeo, capo della segreteria. Daniele Frongia, vicesindaco. Raffaele Marra, vicecapo di gabinetto. Nel corso della mattina, la sindaca, il cui nickname di chat è “Mio Sindaco”, apre la conversazione: “:) Buongiorno”. Marra le risponde dopo un quarto d’ora. Con un riferimento alla prova dell’aula di quel giorno. “Buongiorno. In bocca al lupo per oggi”. “Grazie”, risponde lei.

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Marra fa passare qualche ora e, alle 13 11 minuti e 6 secondi, rientra in chat per un lunghissimo messaggio di sfogo. Scrive alla Raggi: “Vorrei anche ricordarti che ho manifestato la mia disponibilità a riprendere l’aspettativa sin dal giorno in cui ho incontrato il vice presidente Di Maio a cui manifestai la mia disponibilità a presentare l’istanza qualora non fossi stato in grado di convincerlo, carte alla mano, sulla mia assoluta correttezza morale e professionale. L’incontro, come sai, andò molto bene, tanto che lui mi disse di farmi dare da te i suoi numeri personali. Cosa che per correttezza non ho mai fatto. Pensavo che quell’incontro potesse rappresentare un punto di svolta. Evidentemente mi sbagliavo”.

Quello scambio di messaggi sarebbe la prova pronta a smentire il contenuto delle affermazioni dichiarate dal vicepresidente della Camera nella su intervista televisiva a “in ½ ora” , perché sarebbero la prova che l’incontro con marra quel 6 luglio, non fu affatto sgradevole. Perché mai mettere a disposizione i propri numeri personali a una persona che vuoi cacciare?

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La riconferma arriva in una seconda chat, sempre in possesso di Repubblica: per tranquillizzare Marra e convincerlo a resistere perché ha ancora il pieno appoggio di Di Maio, la Raggi, alle 15 48 minuti e 50 secondi di quel mercoledì 10 agosto, gli inoltra un sms che ha ricevuto proprio da Di Maio, che scrive alla Raggi: “Quanto alle ragioni di Marra, lui non si senta umiliato. E’ un servitore dello Stato. Sui miei, il Movimento fa accertamenti ogni mese. L’importante è non trovare nulla”. “Un servitore dello Stato”, cioè uno dei miei. Non male per un tipo che, a suo dire, aveva “cacciato” il 6 luglio. Smartphone canta.

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