Renzi: sì al sistema tedesco ad inizio luglio. Soglia del 5% inamovibile
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Renzi: sì al sistema tedesco ad inizio luglio. Soglia del 5% inamovibile

Il segretario alla Direzione del PD: "Inciucio con Berlusconi? stanco di semplificazioni". Quasi trovata l’intesa con l’M5S. Alfano: l’impazienza costa troppo.

Matteo Renzi
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30 Maggio 2017 - 19.56


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“La soglia al 5% è un elemento inamovibile del sistema tedesco e deve restare un altro elemento chiave, la scheda deve avere i nomi. Sono due elementi cardine”. Lo afferma Matteo Renzi. 

Alla prima direzione dopo la conferma, il segretario lo dice chiaro ai suoi: “Io non sono un entusiasta di un sistema proporzionale con soglia al 5%”, aggiunge, ma “la nostra serietà è quella di offrire al Paese un sistema che abbia un consenso più ampio possibile”. E sottolinea: “Sostenere il governo Gentiloni è sostenere noi stessi, quando si vota lo si decide nei luoghi competenti, ma la legge elettorale va fatta non perché abbiamo impazienza di andare a votare ma perchè è condizione di serietà del patto con il Capo dello Stato e con i cittadini”.

Deadline: luglio. Matteo Renzi, parlando alla direzione del partito ha confermato l’accordo: “Quando si vota? Non è un problema che si deve affrontare qui, noi dobbiamo affrontare il problema di quando si vota la legge elettorale, e si voterà entro la prima settimana di luglio. Non è la nostra legge elettorale ma abbiamo perso il referendum, e la sconfitta segna a lungo la dinamica istituzionale del paese”. E sull’ipotesi che si possa andare al voto anticipato ha aggiunto sibillino: “Sento qualcuno dire che è un pericolo ; no, è la democrazia”.

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La soglia. Alcuni giornali “hanno sostenuto che Berlusconi è in disaccordo con la soglia di sbarramento del 5%: è esattamente il contrario, fosse per me la porterei all’8%”. Lo ha detto lo stesso leader di Forza Italia. Sulla legge elettorale è intervenuto anche Angelino Alfano: “Non abbiamo posto la questione della soglia, ma una questione di principio sulla legge elettorale, perché ci uniremo ad altri e supereremo il 5. 
“Impazienza” è il termine usato in mattinata dal Ministro degli Esteri Angelino Alfano per criticare il Pd, proprio quando sembra che si sia trovata l’intesa tra i Dem ed M5S sul sistema di voto, per accelerare la data delle elezioni: “Pensino a quanti miliardi di euro corrisponde il conto salato che si rischia di far pagare all’economia italiana, all’Italia e agli italiani per l’impazienza di rientrare a Palazzo Chigi”.

Alfano ribatte a chi lo accusa di criticare l’accelerata solo perché teme di non arrivare al 5%: “Non è una questione di soglia, perché ci uniremo ad altri e supereremo il 5%. Ci sono tante altre forze politiche e persone della società civile, che ci hanno dato la disponibilità ad aggregare una coalizione, un raggruppamento liberale e popolare che supererà la soglia”. Per Alfano non si tratta di “una questione di soglia” ma “di principio”: il tema è quello delle “elezioni anticipate. Non si vota solo la legge elettorale ma si vota lo scioglimento delle Camere. “Noi – ha affermato – siamo anche pronti a prendere in considerazione questa legge, ma non come oggetto di mercanzia per portare il Paese alle urne in piena legge di stabilità”.

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Accordo Fi-Pd su legge elettorale e tempi. Al termine dell’incontro Pd-Fi Renato Brunetta ha detto che l’intesa tra i due gruppi non riguarda solo i contenuti ma anche i tempi di approvazione, con l’approdo in Aula alla Camera il 5 giugno e il sì del Senato “entro la prima settimana di luglio”. E sulla data delle elezioni dice: “E’ legata all’iter parlamentare della legge elettorale, ma per noi può andare bene anche il 24 settembre”.

Direzione del Pd, no minoranza in segreteria – In attesa della conclusione della direzione del Pd, si apprende che la minoranza non entrerà nella segreteria che sarà annunciata dallo stesso Renzi: non ci sarebbe spazio né per Orlando né per Emiliano. “Noi ascolteremo – spiega il capogruppo alla Camera di Ap, Maurizio Lupi -. Poi, nella nostra direzione, quella di Ap, giovedì, valuteremo il da farsi. Non minacciamo. Quanto alle dimissioni (dei ministri di Ap dal governo, ndr) non è un’ipotesi che stiamo valutando. Comunque abbiamo ancora due giorni per lavorarci”.

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Dagli orlandiani no al proporzionale con soglia al 5%. Anche i 31 senatori orlandiani rivolgono il loro appello al Partito democratico, in un documento firmato da Vannino Chiti che dice no al proporzionale con sbarramento al 5%: “Puntare ad elezioni in autunno, subordinando a questa scelta la legge elettorale, rischiando l’esercizio provvisorio di bilancio che alimenterebbe spinte ad attacchi di speculazione finanziaria, colpendo finanze pubbliche, imprese e cittadini, significherebbe assumersi la gravissima responsabilità di un salto nel buio”. E ancora: “Sarebbe un grave azzardo far coincidere le elezioni con la sessione di bilancio. L’aumento dell’Iva a questo punto non è un rischio ma un’elevata probabilità. Se si vuole votare prima il modo c’è: si approvi prima la legge di bilancio, si può fare. Non si può correre e dire ‘speriamo vada bene'”.

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