Rischio italiano: politici incapaci e nominati non immuni da corruzione e criminalità
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Rischio italiano: politici incapaci e nominati non immuni da corruzione e criminalità

Il modello tedesco risulta è un alibi per mantenere un Parlamento composto da persone imposte dalle segreterie dei maggiori partiti

Renzi e Berlusconi
Renzi e Berlusconi
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Nuccio Fava Modifica articolo

8 Giugno 2017 - 08.37


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Che brutto spettacolo il dibattito alla Camera sulla nuova legge elettorale. La grande truffa c’è fin dall’inizio, con il riferimento furbesco al sistema tedesco che è invece altra cosa. Basta ricordare che in Germania non si cambia sistema elettorale ad ogni stormir di fronda, né per favorire questa o quella forza politica. Dal dopoguerra ad oggi prima a Bonn e oggi a Berlino, si sono succeduti governi democristiani e socialdemocratici e sperimentata anche la grande Coalizione. In Italia ci siamo troppo eccitati per governi del capo, sempre con frutti non entusiasmanti sia durante i 20 anni di primato berlusconiano, sia della presunzione esorbitante di Renzi, fagocitatore prima di Monti e poi di Letta. Nonché grande illusionista e promotore di quel referendum costituzionale che gli è costato la più grande e clamorosa sconfitta della sua tutto sommato breve esperienza dei 1000 giorni.
Quell’esito traumatico, con conseguenti dimissioni sia pure a metà rispetto agli stessi impegni pubblicamente assunti di lasciare insieme alla Boschi la vita politica, si è tramutata rapidamente in uno spirito di rivincita ad ogni costo per tornare a palazzo Chigi il prima possibile.
Con disinvoltura ed interessi contrastanti si è però giunti, ciascuno col proprio stato di necessità, specie dopo le bocciature della corte Costituzionale di porcellum e mattarellum, alla furba trovata di ingannare l’opinione pubblica con il riferimento al modello tedesco. In effetti la fantasia italica rischia sempre di cadere anche in politica nel gioco delle tre carte e insieme allo sbarramento del 5% per abbattere i cosiddetti partitini che alla fine però hanno tutti accettato.
A differenza che in Germania è prevalsa la tentazione della conquista sicura del potere fondata sostanzialmente su liste bloccate, la negazione del voto disgiunto e la sottovalutazione completa della sfiducia costruttiva. Il modello tedesco risulta quindi come un alibi, una gigantesca foglia di fico per mantenere un Parlamento composto in gran parte da nominati e imposti dalle segreterie dei maggiori partiti. Col rischio di riproporne la incostituzionalità come per il porcellum ed il renzellum, soprannominato italicum, entrambi censurati dalla Consulta. L’illusione di superare con una legge elettorale di comodo e conseguenti accordi di potere, ha fatto pensare subito ad una riedizione del nazareno evocato con l’inedita definizione di nazareno 2°per l’inevitabile sbocco dopo il voto di una singolare alleanza tra il Cavaliere e la riconferma trionfale del segretario Pd. Ma l’obbiettivo altrettanto chiaro è la volontà di riconquistare palazzo Chigi. Si ripropone pertanto una concezione di una politica sostanzialmente oligarchica, personalistica, dominata da capi indiscussi ed indiscutibili. Si comprende così il cieco rifiuto di ogni tentativo di far contare davvero il cittadino-elettore.
Che pure dovrebbe essere al centro secondo la visione della nostra Costituzione anche nella parte sempre trascurata che riguarda i partiti politici, la loro democrazia interna, il concorso dei partiti alla definizione della politica nazionale. E’ questo del resto il maggiore nodo da sempre irrisolto della nostra vita politica che si riflette in modo ingombrante e condizionante del nostro sistema. Senza vera democrazia nei partiti, senza confronto e dibattito ma aggregazioni varie di “giglio magico”, intorno al capo, si inquina inesorabilmente il processo democratico, viene a mancare l’ascolto e il dialogo con le componenti della società, la politica non riesce ad assolvere seriamente la sua funzione e la sua responsabilità nei confronti dei cittadini. Specie di quelli in difficoltà e senza lavoro, soprattutto donne e giovani che finiscono per sentirsi estranei e contrapposti alla politica prevalente e allo stesso governo, parlamento e istituzioni. Paradossalmente è comprensibile che il dibattito sulla legge elettorale finisca per non interessare il cittadino-elettore che si sente preso in giro e strumentalizzato a causa di un nuovo sistema di voto, si fa per dire, che lascia praticamente tutto in mano alle segreterie dei partiti e rende lo stesso Parlamento ancora una volta composto da nominati che contraddicono alla radice in modo sostanziale la libertà di scelta dei propri rappresentanti. Insomma il vero rischio che corriamo è quello di avere governo e parlamento inadeguati e incapaci, permeabili drammaticamente alla corruzione e alla criminalità.

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