Aiutiamoli a casa loro. Che in linea teorica non sarebbe sbagliato, magari se la comunità internazionali ne creasse le condizioni. Ma quando Renzi era al governo, oltre all’attivismo a vendere armi che sono finite nelle mani di regimi dittatoriali e sono state usate nelle guerre, cosa di concreto è stato fatto?
Quindi la sortita del segretario dem – che annusa aria di sconfitta e ulteriore divisione del Pd – è sembrata a tutti uno scimmiottamento delle posizioni leghiste (aiutiamoli a casa loro è uno slogan di Salvini e Meloni e altri da anni) a fini di consenso elettorali, perché è del tutto ovvio che parlare contro gli immigrati fa ottenere facili consensi.
Ma nel Pd non tutti sono d’accordo: a cominciare da Orlando e Emiliano, che a poche settimane dal congresso già sono a tutti gli effetti separati in casa, magari in attesa della prossima scissione.
La critica di Andra Orlando
Non ci possiamo tirare indietro rispetto al dovere di salvare le persone in mare, ma contemporaneamente dobbiamo chiedere all’Europa di ripartire questo sforzo”. Lo ha affermato il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, a Messina per una convention al Palacultura. “Aiutarli a casa loro non è proprio uno slogan della sinistra. Aiutarli a casa loro è anche giusto nel senso che bisogna sviluppare dei progetti di cooperazione, ma nel frattempo il flusso di arrivo di migranti continuerà e questo va gestito congiuntamente con l’unione Europea”.
Emiliano: battuta infelice
“Quella di Renzi sui migranti è stata una battuta infelice, ancora più infelice se isolata dal contesto. Eviterei ulteriori polemiche e mi concentrerei sul trovare soluzioni. Una politica che trova soluzioni concrete al problema dell’immigrazione è una politica permanente, non una politica di emergenza”. Lo ha detto Michele Emiliano, che ieri e oggi a Roma ha riunito la sua componente Fronte democratico.
“Il Pd farebbe una cosa ragionevole – ha aggiunto – se, insieme allo ius soli, immaginasse azioni di cooperazione assieme ai paesi in via di sviluppo per limitare il fenomeno in partenza. Ovviamente continuando ad impegnarsi sulle politiche dell’accoglienza. In questo senso mi verrebbe da dire per fortuna che c’è Papa Francesco! Purtroppo la timidezza dei politici europei dà al Papa il compito di dirci, con la solita intelligente ed affettuosa cura, quello che dobbiamo fare”.
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