Tre sembra essere il numero sul quale Marine Le Pen vuole puntare per rilanciare la sua immegine politicamente sbiadita, dopo essere stata sonoramentre battuta da Emmanuel Macron.
Tre sono i nemici, tre ”M”: Macron (ca va sans dire…), Mélenchon (leader della sinistra radicale di France insoumise) , Merkel (cancelliera tedesca).
Tre gli obiettivi da battere: terrorismo, islamismo, immigrazione.
Il tutto avendo sullo sfondo la rifondazione del Front National, da rimotivare, ripulire dalle scorie che si porta dietro (anche per effetto di lotte intestine tra le varie anime dell’Fn), da proporre come alternativa e guida dell’opposizione.
Il discorso che ha segnato il rientro ufficiale nell’agone politico di Marine Le Pen, a Brachay, è stato accolto con favore, con partecipazione, ma forse con un pizzico di entusiamo in meno rispetto a quel che ci si aspettava. Certo, non è mancato lo svetolio di tricolori, le urla, gli slogan, ma il popolo del Front National deve metabolizzare il nuovo corso imposto dalla sua leader, che vuole cambiare tutto, ma veramente, senza escamotage gattopardeschi.
Marine Le Pen, per obbedire al suo personaggio, deve anche essere tagliente e, in questo momento, sceglie il bersaglio più facile, Emmanuel Macron, che, finita la luna di miele con i francesi, deve dimostrare di meritare la Francia. Il suo modo di governare Marine Le Pen lo ha già bollato con un ”macronismo” che per lei significa solo moralismo di facciata, il trionfo della classe dirigente e niente di più.
Ragionamenti che vogliono richiamare il partito alla radice sociale del Front, ma che in questo momento sembrano avere poco impatto, forse perché la gente preferisce il lato sanguigno di Marine che non quello rassicurante.
Ai piedi del palco di Brachay, le anime del Front sembrano animarsi senza nemmeno cercare di armonizzarsi. C’è a chi piace la voglia di cambiamento nella continuità che Le Pen sembra proporre, e c’é invece chi vorrebbe più rabbia, tornare ai valori di lotta che hanno fatto la storia del partito.
Divisioni quindi che si fanno più palpabili se si affrontano temi generali – quelli economici, innanzitutto -, ma che, quando si parla di islamismo e immigrazione senza controllo, sembrano sparire, come se si trattasse deel nemico comune ideale. Prova ne è che a Brachay ci sono dei neofiti del Front national che confessano di venire dall’estrema sinistra, ma di avere scelto il Fn considerandolo l’unico baluardo alle striscianti invasioni. Il clima è quello che è, tanto che il sindaco di una cittadina del sud chiede polemicamente su un video su Facebook che il Ministero dell’Istruzione rimuova il programma che prevede per gli immigrati docenti che provengono dai Paesi d’origine. E se gli immigrati sono marocchini l’equazione Marocco-terrorismo è cosa fatta.
Thierry Collange, un funzionario pubblico, non esita ad evocare Carlo Martello che ”fermò gli arabi a Poiters nel 732”, ad attaccare le coppie miste (‘stanno scurendo la Francia’) e Macron, che, per lui, è sostenuto dalla ”banche ebree”.
Anime diverse che agitano il Front national, quella istituzionale, del doppio petto e dal linguaggio forbito e l’altra dura e pura, dalle parole senza filtri e dagli obiettivi chiari.
Se vuole veramente cambiare il partito, Marine Le Pen ha un lungo lavoro davanti. Sempre che sia questo il suo obiettivo reale, perchè governare un movimento che si conosce e si padroneggia è più facile che farlo con un parito nuovo di zecca, dal nome, al logo, forse anche nei veri contenuti.
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