Corsi e ricorsi storici. Massimo D’Alema non esclude un suo eventuale ritorno all’impegno politico: “Sono uno dei pochi che dal Parlamento è uscito di propria iniziativa. Non potrei però non prendere in considerazione una richiesta se venisse dai cittadini di dare una mano a una campagna elettorale attraverso la mia candidatura”. Così in un’intervista ad Aldo Cazzullo pubblicata oggi sul Corriere della Sera. Poi parla di Renzi e Craxi: “Craxi è sempre stato un uomo di sinistra. Renzi alla sinistra è totalmente estraneo. Non c’entra proprio nulla. Ritiene che il Pd debba liberarsi da questo retaggio”. E rincara la dose con una stoccata delle sue: “L’idea che il Pd vincerebbe se non fosse per un gruppetto bilioso e rancoroso, come si fa scrivere alla stampa di regime, è falsa. Dicono che siamo nati per far perdere Renzi. Ma no, non c’è bisogno di far nulla, basta lasciarlo lavorare e Renzi ci riesce da sé, come dimostra il referendum. Dunque, con il Pd “non mi pare ci siano le condizioni per andare alle elezioni insieme. C’è distanza sul programma e nel giudizio su quel che è accaduto in questi anni – ribadisce -. Nessuno capirebbe un accordo in queste condizioni e gli elettori non ci seguirebbero. Presentarsi uniti nei collegi potrebbe essere un disastro”.
E invece D’Alema sprona Pisapia. Che – dice – “porta uno stile unitario, una cultura di governo, una naturale ritrosia rispetto alle asprezze dello scontro politico, che in un panorama dominato da leadership chiassose ne fa una figura positiva. Dovrebbe essere un leader più coraggioso e più forte se si mettesse in gioco personalmente”. Dovrebbe “esporsi di più, prendere in mano il processo unitario. Spingersi in avanti. Non possiamo permetterci di avere alla sinistra del Pd due liste in conflitto tra loro sull’orlo della soglia di sbarramento. Sarebbe un suicidio”, conclude D’Alema.
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