Padoan apre al Partito della Nazione: Pd-Forza Italia, perché no?
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Padoan apre al Partito della Nazione: Pd-Forza Italia, perché no?

Il ministro dell'economia parla del voto: in un quadro di elevata incertezza non si può escludere nulla

Renzi e Berlusconi
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7 Gennaio 2018 - 10.57


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Prove tecniche del Partito della Nazione seppur sotto la dicitura “necessità”? Forse. E le parole di Padoan non aiuteranno certo l’ala sinsitra dell’elettorato del Pd che già poco sopporta Renzi anche se non si è ancora spostato verso Liberi e Uguali. E dall’altro rafforza i sospetti di Salvini che da settimane chiede un impegno della destra a non allearsi con il Pd
“Mi pare che nessuno dei tre blocchi avrà la maggioranza per governare da solo”. Possibile un governo Pd-Forza Italia? In un quadro di elevata incertezza non si può escludere nulla”. Lo afferma il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, aggiungendo. “L’Italia potrebbe reggere mesi e mesi in cui i partiti negoziano fra loro, se l’attività di governo continua nella sua normalità”. “Candidarmi? Non lo escludo, prosegue Padoan.
“Il Paese sta meglio rispetto all’inizio della legislatura. Tutti gli indici sono migliorati: crescita, lavoro, finanza pubblica, occupazione – siamo ai livelli massimi di occupati – stato di fiducia”, afferma ancora il ministro dell’Economia in un’intervista al Corriere della Sera, dicendosi pronto a dare ancora il suo contributo.
E, in una situazione di incertezza Padoan non escluderebbe un governo Pd-Forza Italia. “C’è un’agenda di riforme da implementare, da introdurre, da valutare”, sottolinea. “Oggi non cresciamo ancora abbastanza velocemente, ma – e qui faccio una mia personale previsione – la velocità di crociera aumenterà”. “Nella ripresa ci sono elementi strutturali”, aggiunge. Quanto al rapporto con Renzi, dice, è stato “molto interessante, faticoso, stimolante. Sempre dialettico. In alcuni casi il governo prese decisioni che io avrei preso in modo diverso”.
“Io avrei tagliato prima le tasse alle imprese, in modo che assumessero. Ma Renzi disse: no, siamo in una fase recessiva, dobbiamo sostenere le famiglie; e impose gli 80 euro. Devo riconoscere che aveva ragione lui”. E in Europa “il suo battere i pugni sul tavolo era sostenuto dalla credibilità”.
Il ministro infine racconta anche un aneddoto su D’Alema: “Una delle persone che mi telefonò per convincermi ad accettare questo incarico fu lui. Non so se si è pentito”.

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