La Costituzione parla di razza? Certo: c'erano state le criminali leggi razziali
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La Costituzione parla di razza? Certo: c'erano state le criminali leggi razziali

I fascisti moderni cercano nella Carta la legittimazione del razzismo. Ma è vero l'esatto contrario. Cercano di negare la storia

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Gianni Cipriani Modifica articolo

16 Gennaio 2018 - 19.46


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Abbiamo scoperto che la Costituzione della Repubblica italiana è razzista. Già, poiché l’articolo tre (che è la stella polare della nostra Carta) vieta esplicitamente le discriminazioni e tra queste anche quelle razziali, allora – secondo i nostri fascisti moderni e ipocrito-qualunquisti razzisti – il concetto di razza (e a seguire quello di difesa della razza) sarebbe sdoganato. 
Da qui il lesto aiutino allo sprovveduto Fontana, che di Costituzione ne sa quanto Di Maio di geografia, per cercare di legittimare le sue a dir poco maldestre parole che sono – tra l’altro – la negazione stessa dell’articolo tre della Costituzione.

Recita il testo: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.


I fascisti e razzisti moderni, un po’ perché ignorano la storia e un po’ perché a loro piace rimuovere la storia e negarla (i negazionisti, avete presente?) fanno finta di non sapere che l’espressione “razza” è stata usata dai Padri Costituenti perché nel 1938 il loro benamato Duce Benito Mussolini, a eterna infamia della sua dittatura, promulgò le leggi razziali, che discriminavano i cittadini italiani di fede ebraica proprio per il loro essere considerati di una razza inferiore.
 Leggi razziali che furono la premessa dello sterminio di uomini, donne, vecchi e bambini finiti nei campi di concentramento nazisti senza che avessero alcuna colpa se non quella di essere considerati una ‘razza inferiore’.
Del resto i fascisti avevano cercato di dare valore scientifico ai loro deliri razzisti promuovendo la rivista la “Difesa della razza” che è stata un’accozzaglia di false e farneticanti teorie pseudo-scientifiche che dovevano legittimare la prepotenza dei più forti sui più deboli.


La Costituzione, va ricordato ai somari e ai razzisti, venne scritta dopo la fine della dittatura fascista e stando bene attenti a non lasciare all’interno della nostra Carta nulla a cui potessero appigliarsi futuri politici dalle vocazioni autoritarie.
 Mai più fascismo, mai più dittature, mai più sopraffazioni.
Per questo si parlava di sesso (la parità delle donne che non era riconosciuta) di razza (l’Olocausto) di lingua (le minoranze linguistiche) di religione (anche qui le minoranze) di opinioni politiche (gli anti-fascisti erano stati perseguitati per le loro idee) e condizioni personali o sociali (visto che all’epoca i ricchi valevano più dei poveri e questo – purtroppo – vale anche adesso seppure in maniera diversa).

Quindi chi cita la parola razza dell’articolo tre per legittimare il razzismo è ignorante e in malafede. Ignora il contesto storico. E magari guarda con simpatia pure chi nega l’Olocausto.

Ultima cosa: l’articolo tre è quello che indica come obiettivi della Repubblica l’eguaglianza e le pari opportunità. Proprio quello che fascisti, razzisti e qualunquisti reazionari non hanno mai digerito e hanno sempre combattuto.



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