Il saluto fascista non è reato se solo commemorativo: la decisione della Cassazione
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Il saluto fascista non è reato se solo commemorativo: la decisione della Cassazione

La Corte ha deciso in merito al caso di due manifestanti di Fratelli d'Italia, che nel 2014 fecero il saluto fascista a Milano. Sono stati assolti.

Saluto fascista durante una manifestazione
Saluto fascista durante una manifestazione
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20 Febbraio 2018 - 16.46


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La Cassazione ha deciso che non è reato fare il saluto romano se ha semplice intento commemorativo e quindi non violento: è con questa sentenza che vengono assolti in via definitiva i due manifestanti di Fratelli d’Italia che nel 2014, durante una commemorazione a Milano, hanno alzato il braccio destro nel tristemente noto saluto fascista. 

All’epoca, il gesto era valso ai due un’imputazione per concorso in manifestazione fascista, reato previsto all’articolo 5 della legge Scelba. Ma la Cassazione, con sentenza numero 8108, ha respinto il ricorso del pg di Milano e decretato che la legge non punisce “tutte le manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, ma solo quelle che possono determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste”, e i gesti e le espressioni “idonei a provocare adesioni e consensi”.

E non è il caso, secondo la Cassazione, dei due manifestanti, che partecipavano a una commemorazione in onore di tre militari morti. C’è da specificare, che nonostante all’epoca la questura avesse espressamente vietato bandiere con croci celtiche e altra simbologia fascista, quel divieto era stato ignorato, ma la manifestazione era andata avanti comunque per “motivi di ordine pubblico”. I giudici hanno escluso che la manifestazione avesse assunto connotati tali da suggestionare e indurre “sentimenti nostalgici in cui ravvisare un serio pericolo di riorganizzazione del partito fascista”. Nell’argomentare la propria decisione, la Cassazione fa degli esempi, in cui al contrario, vanno ravvisati gli estremi del reato di manifestazione fascista: e’ il caso di chi intona “all’armi siamo fascisti”, considerato una professione di fede e un incitamento alla violenza, o di chi compie il saluto romano armato di manganello durante un comizio elettorale. 

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Quindi, la Cassazione non considera reato l’ideologia fascista in quanto protetta dall’articolo 21 della Costituzione, che assicura la libertà di pensiero. Diventa reato laddove si è in grado di determinare il pericolo di ricostituzione di organizzazioni fasciste, in relazione al momento ed all’ambiente in cui sono compiute, attentando concretamente alla tenuta dell’ordine democratico e dei valori ad esso sottesi. 

 

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