di Riccardo Valdes
Non strilla, non urla, non impazza. Hanno pure tentato di metterlo in mezzo, malamente, con la questione colf ‘in nero’ della fidanzata, un bluff della compagnia dei “giustizialisti stracciaculo”, tanto per usare le sempre coltissime perifrasi del Foglio. Ne è uscito pulito.
Fatto sta che mentre Di Maio è sparito, Toninelli non è neppure il ministro secondo il Sottosegretario alle infrastratture Armando Siri (leghista), mentre la base grillina scalpita sotto scacco salviniano, mentre Diba sta in vacanza e Grillo grilleggia, l’unico a tenere la barra è Roberto Fico.
Una sorpresa anche per gli oppositori. Corretto, pacato, un presidente della Camera giusto ed equilibrato. Va detto anche da parte nostra, senza tirare la sottana a nessuno: non ce l’aspettavamo.
Roberto Fico richiama all’ordine il maramaldo Salvini, va nel campo dei disperati di San Ferdinando, in Calabria, dove è stato ucciso Soumayla Sacko a portare le condoglianze dello Stato. Dice a Orban: “Se non vuole le quote deve essere multato. Dobbiamo ridiscutere il regolamento di Dublino che è fondamentale. Ridiscuterlo con la Francia e con la Germania mettendo fuori le posizioni estreme”.
E dice questo con un Ministro degli Interni come Salvini, alleato della destra estrema d’Europa.
Lancia il guanto, non si tira indietro. E (sempre) a Salvini non ne lascia mezza. Oggi la terza carica dello Stato a un peones di Fratelli d’Italia che ha ribadito le parole del leghista sui “migranti che fanno la pacchia” in Aula, ha risposto con severità, rigore. Ad Andrea Delmastro Delle Vedove (Fdi) ha chiesto con una furia controllata ma evidente di “utilizzare un linguaggio più consono”. Poi a voce lievemente più bassa, ma captata chiaramente dal microfono in diretta tv, ha detto: “i migranti non fanno la pacchia…”.
Forse i 5 Stelle hanno trovato un leader. Ed è Fico.
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