Legge sul caporalato, associazioni e sindacati contro Salvini e Centinaio: “Non va indebolita”
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Legge sul caporalato, associazioni e sindacati contro Salvini e Centinaio: “Non va indebolita”

La legge 199 del 2016 va implementata, non cambiata. È quanto chiede un folto cartello di organizzazioni dopo le frasi dei ministri Salvini e Centinaio sulla norma.

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4 Luglio 2018 - 12.38


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La legge 199/2016 contro lo sfruttamento del lavoro e il caporalato è “un atto di civiltà”, “rappresenta una prima risposta alle troppe morti nei campi italiani”, per questo “non va indebolita in alcun modo, bensì implementata”. È quanto chiede una lettera indirizzata ai parlamentari italiani scritta da un folto gruppo di organizzazioni, associazioni e sindacati preoccupate dalle recenti dichiarazioni di alcuni ministri del governo Conte. A sottoscrivere la lettera sono Fabio Ciconte, direttore Terra! Onlus e della campagna #FilieraSporca; Ivana Galli, segretaria generale Flai Cgil; Stefano Mantegazza, segretario generale Uila Uil; Luigi Ciotti, presidente di Libera; Gian Carlo Caselli; Luigi Manconi; ma anche altre organizzazioni quali Amnesty Italia, Emercency, Oxfam Italia, Arci, Emmaus Italia, Centro Astalli, A buon diritto, Medu, Asgi e tante altre.

A preoccupare sono le dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini e del ministro dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio che, a giudizio dei firmatari della lettera, “aprono alla possibilità di modificare la legge e, di conseguenza, svuotarla dei suoi contenuti più innovativi”. Secondo i firmatari, infatti, “occorre chiarire le affermazioni ‘la legge sul caporalato più che semplificare, complica’ (Salvini) e ‘va decisamente cambiata’ (Centinaio) – scrivono nella lettera -, perché il rischio è che la responsabilità in solido delle aziende, introdotta dalla legge 199/2016, venga sacrificata sull’altare della sburocratizzazione del settore”. Non stupisce che tali dichiarazioni vengano proprio da due esponenti della Lega. La legge, come si legge nella lettera, è stata  votata “da tutti i partiti e movimenti presenti in Parlamento, con la sola astensione di Lega e Forza Italia”. La legge 199, tuttavia, non interviene soltanto inasprendo il quadro normativo per il contrasto al caporalato e allo sfruttamento del lavoro in agricoltura, ma “prevede anche azioni positive – si legge nella lettera -, come la Rete del lavoro agricolo di qualità e le sue sezioni territoriali, che sono volte a prevenire tali fenomeni e a prevedere collocamento e trasporto legale per le imprese e per i lavoratori agricoli. Per questi aspetti, purtroppo, la legge risulta ancora inapplicata e vanno recuperati i ritardi inspiegabilmente accumulati nell’ultimo anno”. 

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Le “vittime di questa schiavitù moderna”, secondo i firmatari, “chiedono rispetto e azioni concrete”. Per questo, la richiesta avanzata ai parlamentari è quella di impegnarsi affinché la legge 199 “non venga indebolita in alcun modo, bensì implementata con altre norme che, estendendo le responsabilità a tutta la filiera produttiva, garantiscano piena trasparenza in ogni passaggio e mettano i consumatori in condizioni di giocare un ruolo attivo nello scoraggiare le aziende che non rientrano nella legalità”. Ai parlamentari, quindi, la richiesta di un “impegno pubblico a difesa della legge 199/2016 e la disponibilità a collaborare con la rappresentanza sociale e la società civile per promuovere azioni e norme che vadano nella direzione di una rapida e completa applicazione della legge, soprattutto nella parte che prevede l’istituzione delle sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità (articolo 8 della legge) e di un ‘approccio di filiera’, che possa prevedere misure come l’etichettatura narrante dei prodotti alimentari e un elenco pubblico dei fornitori, una riforma delle Organizzazioni dei Produttori e misure concrete per valorizzare il lavoro agricolo e sottrarlo allo sfruttamento”.

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Nella lettera, un ulteriore appello è indirizzato anche ai sindacati, alle istituzioni e all’associazionismo perché si impegni “insieme alla politica affinché cessi la condizione miope e disfunzionale, in cui spesso ogni anello della filiera agroalimentare è contrapposto agli altri in una forte competizione sui prezzi – si legge nella lettera -. In questo scontro spesso risulta evidente la disparità di forze tra la parte agricola, frammentata e debole, l’industria e la grande distribuzione organizzata. Le condizioni di vita e di lavoro nei campi vanno tutelate anche alla luce di questi rapporti squilibrati”. Solo costruendo “rapporti trasparenti e condivisi tra tutti gli attori della filiera – conclude la lettera – sarà possibile ridurre in maniera drastica il verificarsi di nuovi episodi di caporalato e sfruttamento del lavoro bracciantile”. 

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