Perché molti italiani odiano i migranti
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Perché molti italiani odiano i migranti

Troppi italiani sono improvvisamente diventati razzisti e fascisti? La questione è molto più complicata e soprattutto molto più profonda di come appare.

Migranti africani
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David Grieco Modifica articolo

9 Luglio 2018 - 12.22


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Il Cetto La Qualunque Celtico, alias Matteo Salvini, ben più ignorante di quello inventato da Antonio Albanese poiché anche l’ironia gli è sconosciuta, continuerà a soffiare sul fuoco dei migranti per tutta l’estate e continuerà a salire nei sondaggi. Rassegniamoci.
Poi, in autunno, quando dovrà occuparsi di altri argomenti, Matteo Salvini diverrà a sua volta il bersaglio di questa opinione pubblica italiana inferocita che lui sta cavalcando al galoppo sfrenato sottovalutandone le conseguenze.
In estate, state pur certi, le sue quotazioni continueranno a salire come quelle di tutte le squadre di calcio durante il mercato. A quanto pare, il tema dei migranti vale per tanti elettori almeno quanto Cristiano Ronaldo per i tifosi juventini.
Ma allora è proprio vero che molti, troppi italiani sono improvvisamente diventati razzisti e fascisti?
A mio avviso, la questione è molto più complicata e soprattutto molto più profonda di come appare.
La verità, secondo me, sta nel fatto che molti italiani non riescono più a sopportare gli strazianti sensi di colpa che le storie dei migranti ci trasmettono dalla mattina alla sera, quando li vediamo in Tv e poi, una volta usciti di casa, li incontriamo sui marciapiedi, scoprendo improvvisamente di non disporre più del telecomando per cambiare canale.
Al netto delle bestialità di Salvini sulla “pacchia” dei migranti, i migranti stanno male. E anche molti italiani stanno male. Questa terribile guerra dei poveri, però, ha messo a nudo archetipi che il capitalismo selvaggio credeva, nella sua barbara ottusità, di essere riuscito a cancellare.
I migranti non ci dicono soltanto che stanno a male e hanno fame.
I migranti ci dicono che ogni giorno affrontano la morte in cerca di un avvenire per i propri figli.
I migranti ci dicono che le loro famiglie rappresentano l’unica bussola della loro vita e che questa vita non ha nessuna importanza per loro se non riusciranno a salvare tutta la famiglia.
Anche rubando, anche spacciando droga.
Come i migranti italiani di 100 o 50 anni fa. Né più né meno.
Sono cose che noi potremmo e dovremmo capire molto più dei francesi, degli inglesi, degli spagnoli e dei portoghesi. Il loro è un razzismo vero, ponderato, consolidato e ben dissimulato, perché sono stati per secoli orribili e cinici colonialisti.
Questi migranti ci fanno stare male perché ci sbattono in faccia tutti i giorni i valori fondamentali della vita che molti italiani sembrano aver irrimediabilmente perduto.
È questo il problema principale, secondo me.
Noi non facciamo più figli. Già vent’anni fa, nel pieno di un finto boom economico, molti giovani decidevano e dicevano che comprare una macchina nuova sarebbe stato più saggio che fare un figlio.
Poi, con l’arrivo della crisi, di figli non si è proprio più parlato.
Ma il guaio vero e’ che noi italiani, quei pochi figli che facciamo, non li educhiamo neppure.
I figli noi li abbiamo piazzati prima davanti alla devastante TV di Berlusconi, poi è arrivato il computer, quindi lo smartphone, e noi madri e padri abbiamo cominciato ad ignorarli per farci i cavoli nostri con la scusa del lavoro, dell’aperitivo e della finta socialità di Facebook di cui siamo attualmente gli osceni rappresentanti molto più dei nostri figli.
Poi, quando a scuola esplode il disastro, andiamo a menare i professori per sostenere i nostri figli e andare a lenire il nostro senso di colpa perché siamo noi, proprio noi, non la società in senso astratto, i colpevoli di questo disastro.
Io sono ateo e non volevo figli. Ho cominciato tardi, in modo accidentale come spesso accade, e ne ho avuti tanti.
Ho avuto modo di scoprire, nel tempo, che sono i figli a fare un buon genitore, e non viceversa.
Quando un bambino è piccolo, e come tutti i bambini è un essere puro anche nella sua basica crudeltà, solo in quel momento tu nuovo genitore riesci a capire l’importanza dell’educazione.
Quando gli vedi fare le stesse cazzate che facevi tu alla sua età, solo allora ti rendi conto che lo devi seguire, che non devi distrarti un attimo, che in caso contrario rischieresti di mandare in giro un mostro.
E quando tuo figlio diventa maggiorenne, se onestamente tu genitore credi di aver fatto un buon lavoro, devi lasciarlo libero e devi rispettarlo come merita un qualsiasi altro adulto.
Molti italiani sembrano ormai irrimediabilmente fuori da questo ciclo essenziale della vita.
Questi italiani provengono spesso dall’enorme economia sommersa e corrotta del nostro paese, e la quantità di denaro di cui dispongono è inversamente proporzionale al loro grado di sensibilità e di cultura che si sta azzerando. Ma non sarà certo la tessera per i musei romani a 5 euro tutto l’anno che li riavvicinerà alla sensibilità e alla cultura. Succederà il contrario. Si convinceranno definitivamente che la sensibilità e la cultura non valgono niente.
Sono questi, secondo me, i motivi del fascismo esistenziale di molti italiani, buonisti o cattivisti, radical chic o brutti, sporchi e cattivi.
E l’idea che gli italiani del futuro saranno i figli degli extracomunitari, che spesso riescono a conservare e tramandare i valori fondamentali senza i quali la vita diventa un inutile passatempo, non riescono proprio a digerirla.
Li capisco. E li compiango.

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