Per Salvini servirebbe un nuovo Landmesser, l'uomo che non salutò Hitler
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Per Salvini servirebbe un nuovo Landmesser, l'uomo che non salutò Hitler

Il ministro di un governo della Repubblica fondata su una Costituzione nata grazie all'Antifascismo ha sbeffeggiato una manifestazione antifascista

August Landmesser, l'uomo che non salutò Hitler
August Landmesser, l'uomo che non salutò Hitler
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Onofrio Dispenza Modifica articolo

3 Agosto 2018 - 14.31


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“Il ministro Matteo Salvini ha pubblicato la foto di una manifestazione antirazzista a Viterbo che contava pochissimi partecipanti, una quindicina in tutto. Con fare provocatorio li ha sbeffeggiati, forse dimenticando che la campagna elettorale è finita da un pezzo, sicuramente dando prova di un atteggiamento infantile che non gli rende onore”.
L’episodio è ricordato su Facebook dall’amico Pino Scaccia, straordinario collega e inviato del miglior Tg1. Io vorrei provarci a qualificare quel che ha fatto Salvini, che è ministro di un governo della Repubblica fondata su una Costituzione nata grazie all’Antifascismo e sull’Antifascismo. Ci provo, ma non ci riesco. Credo però che questo suo provocatorio sbeffeggiare una manifestazione antifascista possa essere oggetto di valutazione politica ma anche istituzionale. E se ci fosse un premier del governo, questo dovrebbe entrare in campo, uscendo dal camerino, è farsi valere, censurandolo. Se avesse autonomia e personalità. Ma il governo pensa di andare avanti su questa china, ed ecco stamattina l’ennesima sortita dell’altro ministro, Fontana, che vuole cancellare la legge Mancino. Se avesse autonomia e personalità. 
“Questa vicenda di Viterbo tuttavia – si legge nel post – mi ha ricordato quella di August Landmesser, l’uomo che non salutò Hitler. Operaio in un cantiere navale di Amburgo, il venticinquenne nel 1935 si rifiutò di rendere omaggio al Führer, unico in mezzo a centinaia di colleghi. Perse la moglie nel 1942, imprigionata perché ebrea e lui fu condannato per aver disonorato la razza ariana. Le figlie, che nel 1991 lo riconobbero nella celebre foto, furono costrette a crescere in un orfanotrofio. Le analogie storiche sono sempre delicate ma credo che dal passato si possano trarre delle lezioni utili per gli scenari attuali: non sempre la maggioranza ha ragione, non sempre la maggioranza alla fine resta tale, non sempre la maggioranza vince. Ma soprattutto quasi mai i bulli ne escono bene”. Un ricordo per solidarizzare coi manifestanti di Viterbo. E un monito a chi, cinicamente,  “tira dritto”.

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