L'Italia dei reality di Berlusconi ci ha portati ai fischi e applausi di Genova
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L'Italia dei reality di Berlusconi ci ha portati ai fischi e applausi di Genova

Oggi in Italia trova spazio solo la propaganda. Una propaganda rozza e feroce, che ha bisogno di grida, di insulti, di cieco furore: sono figli della televisione commerciale che ha imbarbarito il paese.

Rocco Casalino e Giuseppe Conte
Rocco Casalino e Giuseppe Conte
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David Grieco Modifica articolo

19 Agosto 2018 - 09.22


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I fischi al PD e gli applausi al governo ai funerali di Genova sono l’ennesima, definitiva dimostrazione che gli italiani, tutti noi, siamo arrivati, senza più discernimento, al capolinea.
Fischiare o anche applaudire a un funerale è, ed è sempre stato, un sintomo di inciviltà. La morte è una cosa seria. La morte impone rispetto e silenzio. In special modo se le morti sono tante e ci riguardano tutti perché tutti potevamo transitare in quel momento su quel ponte e tutti potevamo, anzi dovevamo, vigilare affinché questa tragedia non accadesse. E l’inciviltà è lampante se il funerale è un Funerale di Stato, vale a dire un momento di profonda riflessione per un popolo intero.
Quei fischi e quegli applausi sono figli della televisione commerciale, e dei reality show che hanno imbarbarito il pianeta, ma in particolare l’Italia che grazie a Silvio Berlusconi è stata pioniera di questo fenomeno.
Non a caso, il portavoce della Presidenza del Consiglio è attualmente Rocco Casalino, un protagonista del Grande Fratello.
Non a caso, il leader del Movimento 5 Stelle è Beppe Grillo, un comico che deve la sua fortuna alla TV.
Non a caso, Matteo Renzi e Matteo Salvini si distinsero da giovanissimi nelle vesti di concorrenti dei quiz a premi sulle reti Fininvest.
Dovete sapere che in più di 30 anni le trasmissioni delle reti di Berlusconi hanno ospitato in qualità di pubblico in studio milioni e milioni di persone. Milioni di italiani invitati, monitorati e remunerati a Natale come a Pasqua con puntuali regali degli inserzionisti pubblicitari che compravano spazi sulle reti prima targate Fininvest poi Mediaset.
È con questo sistema che è stata messa in piedi Forza Italia. È grazie a questo bacino elettorale che Berlusconi vinse inaspettatamente le elezioni nel 1994 al primo tentativo. È questo lo schema di quello che chiamammo allora un “Colpo di Stato televisivo”.
Ormai anziano e rimbambito, Silvio Berlusconi oggi stenta a tenere il passo della degenerazione della vita pubblica che lui stesso ha causato. Anche lui sembra un ponte in procinto di crollare sulle teste di tutti noi. Ma la convivenza civile degli italiani è già gravemente lesionata da molto, troppo tempo.
Nel caotico e spesso nauseante dibattito sulla tragedia di Genova, si è levata qualche voce provvista di senno purtroppo nascosta dal polverone. Molti cittadini sono stati capaci di fare considerazioni tanto amare quanto sensate.
Oggi in Italia trova spazio solo la propaganda. Una propaganda rozza e feroce, che ha bisogno di grida, di insulti, di cieco furore.
La salvaguardia e la manutenzione del paese vengono disattese perché non generano consensi. Non si vincono le elezioni spendendo miliardi per proteggere il paese. Del resto, non ci piace spendere soldi per rifare la facciata del nostro palazzo, per mettere a norma l’impianto elettrico, per rifare tetti e grondaie.
Anche nei condomini, che fino a prova contraria sono le strutture portanti della comunità metropolitana, la maggior parte degli italiani dimostra sempre di avere il braccino corto, anzi cortissimo. Eppure, tutti quei palazzi sono nostri, li abbiamo comprati a prezzo di immani sacrifici, e dovrebbe essere interesse di tutti non farli andare in malora, non svenderli al primo offerente quando saremo costretti a sbarazzarcene perché diventerà l’unico modo di sopravvivere e di offrire uno straccio di avvenire ai nostri figli.
L’abbiamo detto e l’abbiamo sentito dire per decenni: quando il fenomeno Berlusconi finirà, ci ritroveremo in mezzo a un cumulo di macerie.
Eccoci qui.

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