Lui, il Trota, con quell’aria da raccomandato sprovveduto catapultato in politica grazie a papà, difficilmente sarà ricordato come una perdita per la politica italiana. Un’immagine che anche la laurea albanese (con i padani che non tollerano molto gli stranieri) ha contribuito a rendere memorabile.
“I 49 milioni? Non commento. Mi limito a dire che quando mio padre è andato via quei soldi in cassa c’erano”.
Così il figlio del Senatur Renzo Bossi, in un’intervista esclusiva al settimanale ‘Oggi’ in edicola, parla del sequestro dei beni della Lega confermato dal Tribunale del Riesame di Genova. Il ‘Trota’ si scaglia poi contro il vicepremier Matteo Salvini: “Salvini? L’eleganza è un’altra cosa, alla politica dei tweet ho sempre preferito quella dei progetti per il bene del Paese”.
“La Lega ha candidato mio padre ma ha deciso di non pagargli un assistente – racconta ancora Bossi al settimanale – E così per tre mesi l’ho accompagnato a Roma io; ora ne ha trovato uno, se lo paga lui”.
Parlando delle vicende passate, invece, il figlio del senatore leghista, oggi 30enne, confessa: “Ho creduto nel sogno della Lega Nord, ma era la mia prima vita, è finita. Ora non voglio più persone cattive nella mia vita, ho la mia azienda agricola, allevo maiali e capre, produco formaggi e salumi”. “Anche se un’idea alternativa al reddito di cittadinanza ce l’avrei – aggiunge Bossi – fare in modo che chiunque di noi guadagni dai dati che mette in rete”.
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