Prova migliore non poteva esserci per dimostrare che il condono di Ischia, infilato da Giggino Di Maio nel decreto sulla tragedia di Genova fosse una vera schifezza. Ma una schifezza così schifezza che perfino le esternazioni geometriche di Barbara Lezzi e le dissertazioni geografico-architettoniche di Toninelli sembrano pillole di saggezza.
Perché nel condono che offende i morti di Genova (ossia avallare un disastro ambientale e una Caporetto della legalità in un provvedimento che riguarda le vittime di un’Italia avida di profitti e irrispettosa delle regole) abbiamo assistito alla convergenza dei due Giggini piû sgrammaticati della storia della Campania: Giggino da Avellino e Giggino a purpetta, ossia l’emblema dei politici impresentabili contro i quali un tempo i grillini dicevano di volersi battere.
Il condono grillino ha subito ricevuto il voto della Purpetta dalla storia politica ricca di ombre e amicizie pericolose.
Ossia la prova, appunto, che le peggiori schifezze politiche del passato ogni sono sono parte integrante del Governo penta-fascio-leghista.
Ma chi è Luigi Cesaro, ossia Giggino a Purpetta?
Piovono polpette, come titolava un film d’animazione del 2009. Luigi Cesaro per tutti sul web è Giggino ‘a Purpetta, ex presidente della Provincia di Napoli, uno dei fedelissimi di Berlusconi. Tempo addietro, per lui – si ricorderà – anche la richiesta di arresto dalla Dda di Napoli alla Camera dei Deputati. L’accusa era pesante: irregolarità nella concessione di appalti del Comune di Lusciano (Caserta) a ditte legate alla Camorra, in particolare al clan dei Casalesi.
Forza Italia ebbe da fare i conti con una bella tegola giudiziaria, ma alle tegole giudiziarie Forza Italia era, ed è, abituata. Anzi, a considerare le vicende del capo, le tegole luccicano come medaglie.
Anche il boss pentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine aveva riferito alla Dda di Napoli di presunti rapporti con i clan della camorra da parte di Luigi Cesaro.
Secondo Iovine, Cesaro era in contatto, in particolare, con il capozona di Aversa, Corrado De Luca, che parlava di lui come “una persona che senza alcuna difficoltà sarebbe stata avvicinata”. L’ex presidente della Provincia di Napoli, al centro dell’inchiesta della Dda sulla concessione di appalti del Comune di Lusciano – questa l’accusa – favoriva ditte legate al clan dei Casalesi.
A Cesaro non manca proprio niente: in passato è stato coinvolto pure in un’altra inchiesta legata alla nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, con condanna in primo grado ma con assoluzione in Cassazione. Coinvolto anche nell’indagine sulla costruzione di un centro commerciale a Villa di Briano.
Arrestati anche due fratelli di Cesaro. L’inchiesta si basava, in particolare, sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Guida, che aveva guidato per lungo tempo la fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Secondo l’accusa, appalti pubblici assegnati illegalmente a ditte vicine al clan, con l’estromissione forzata di imprese concorrenti. Tra gli appalti sospetti, quello per la costruzione di un impianto sportivo a Lusciano.
La storia parla anche di un incontro tra il parlamentare Polpetta di Forza Italia “con capi e affiliati del clan Bidognetti”. Sul tavolo, non polpette, ma appalti di interesse della”Cesaro costruzioni generali”.
L’incontro, ricostruito dai collaboratori di giustizia Gaetano Vassallo e Luigi Guida inseriti nell’indagine della Dda di Napoli. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’impresa dei fratelli Cesaro, dopo essere stata dichiarata vincitrice della gara nel giugno del 2004, avrebbe più volte sollecitato il Comune di Lusciano minacciando anche di procedere a rivalsa di natura economica per farsi affidare l’area delle operazioni per iniziare i lavori.
“I Cesaro – si legge nelle carte dei magistrati – venuti a conoscenza dell’acquisizione
documentale operata dalla polizia giudiziaria presso il Comune di Lusciano e dopo la pubblicazione di stralci delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia, hanno rinunciato all’affidamento dei lavori”.
Giudicate “rilevanti ai fini di prova dell’ipotesi accusatoria” le dichiarazioni di Gaetano Vassallo e di Luigi Guida che avevano “ricostruito un incontro dell’onorevole Luigi Cesaro con capi e affiliati del clan Bidognetti per discutere della vicenda; anche il collaboratore di giustizia Diana Tammaro ha riferito in ordine al patto fra il clan e i fratelli Cesaro”.
Proseguendo, l’impresa Cesaro sarebbe stata inoltre agevolata dagli amministratori comunali per l’ottenimento di un bando relativo alla progettazione esecutiva, la costruzione e la realizzazione di un centro sportivo nel comune di Lusciano, “ai danni delle altre imprese interessate tra cui quella di un imprenditore che, successivamente, ha anche inteso collaborare con la giustizia”.
Già autista del boss camorrista Raffaele Cutolo, poi componente della X commissione (attività produttive, commercio e turismo) ed ex europarlamentare azzurro, Cesaro venne già condannato nel 1984 dal Tribunale di Napoli a 5 anni di reclusione per aver collaborato attivamente con le cosche: le accuse furono favoreggiamento per la latitanza, appoggi logistici. Fu salvato, però, in Cassazione dal giudice Carnevale. C’era da scommetterci.
Cesaro è stato anche coinvolto nell’indagine sulla costruzione di un centro commerciale a Villa di Briano. Ai più tutto questo interessa poco, la cosa per la quale l’onorevole Polpetta è noto è il suo italiano, o meglio – come dire – per un imperfetto italiano, e per le sue gaffe. Un lunghissimo curriculum di strafalcioni, anche su argomenti importanti. In tanti hanno riso e ridono ancora, lui tira dritto.