Il segnale è brutto ma mai dire mai: “I partiti populisti hanno più che triplicato il loro sostegno in Europa negli ultimi 20 anni, ottenendo abbastanza voti da mettere i loro leader in posizioni governative in 11 Paesi sfidando il tradizionale ordine politico”.
A scriverlo è il Guardian che affida la sua prima pagina ad un’inchiesta in cui afferma che “un cittadino europeo su quattro vota per i partiti populisti”.
L’analisi riguarda 31 Paesi europei in un arco di tempo di due decenni ed e’ stata condotta dal quotidiano britannico con una trentina di esperti.
I dati mostrano che il populismo è stato “costantemente in aumento dal 1998 ad oggi. Ma se due decenni fa i partiti populisti erano in gran parte una forza marginale, con il 7% dei consensi nel continente, nelle piu’ recenti elezioni nazionali un voto su quattro è andato a loro”.
Nello studio – pubblicato a sei mesi dalle europee – si spiega che “all’inizio del secolo le idee populiste hanno iniziato a proliferare in Olanda, Francia, Ungheria e Polonia, ma sono riuscite ad imporsi solo dopo la crisi finanziaria del 2008 e quella dei migranti nel 2015”. Tra i casi più recenti il successo di Afd in Germania, Lega-M5S in Italia ed il partito Fidesz di Orban in Ungheria.
La ricerca cita anche i populisti di sinistra come Podemos in Spagna e La France Insoumise. “Nel breve periodo i partiti populisti rimarranno sicuramente forti e anche più radicali ma con significative differenze regionali e nazionali”, ha affermato Cas Mudde, docente di Affari internazionali alla University of Georgia.
“La domanda principale è come i partiti non populisti risponderanno” a questa sfida, conclude.
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