Ennesima giravolta a 5 stelle: cade anche il tabù del secondo mandato
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Ennesima giravolta a 5 stelle: cade anche il tabù del secondo mandato

Una sperimentazione che è avvenuta nel Lazio, tra i consiglieri grillini. Si è aperto così un varco definitivo nella diga innalzata a suo tempo da Gianroberto Casaleggio. 

Di Maio
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31 Dicembre 2018 - 10.42


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Anche l’ultimo bastione del M5s potrebbe cadere presto. La regola dei due mandati per la prima volta è stata seriamente messa in discussione da Luigi Di Maio con l’ok, a sorpresa, di Beppe Grillo. Una sperimentazione che è avvenuta nel Lazio, tra i consiglieri grillini. Si è aperto così un varco definitivo nella diga innalzata a suo tempo da Gianroberto Casaleggio. 

Ilario Lombardo sulla Stampa racconta oggi di un dietrofront del vicepremier sul tema in un’occasione ben precisa: quella del voto di sfiducia nei confronti di Zingaretti in Regione Lazio.

Cosa c’entra Zingaretti con il doppio mandato M5S? Lo spiega bene Alessandro D’Amato su Next: la storia è questa: nel novembre scorso è stata presentata una mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Regione Lazio che sembrava avere all’inizio i numeri per mandare a casa il candidato alla segreteria del Partito Democratico perché alcuni di Forza Italia e di liste civiche che nel frattempo votavano a favore dei provvedimenti della giunta in consiglio sembravano aver cambiato idea. Il M5S, che in Regione ha come suo capo Roberta Lombardi, avrebbe dovuto però votare compatto a favore della sfiducia per far cadere il governatore. Ma con quel voto Lombardi, così come altri consiglieri avrebbe concluso la sua esperienza in politica nel M5S visto che era al secondo mandato.

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Interviene addirittura Beppe Grillo per far sapere che bisognava votarla, con tanto di velata minaccia finale: “L’Elevato consiglia di votare tutti compatti! Sfiduciate la fiducia o fiduciate la sfiducia o l’Elevato non avrà più fiducia“. Il livello ormai infimo dei giochi di parole di Beppe Grillo nascondeva una battaglia interna giocata da Valentina Corrado, sconfitta nettamente da Lombardi (e Barillari) alle primarie per la candidatura ma anche autrice della “soffiata” sul voto di sfiducia e sui tentennamenti di molti.

E qui entra in scena Luigi Di Maio. Che va a discutere con i consiglieri e assicura loro che se cade Zingaretti verranno comunque ricandidati per un terzo giro:

I 5 stelle sono nel panico. Alcuni di loro sono al secondo mandato, come l’ex deputata Roberta Lombardi. Di Maio ordina di votare la sfiducia. Come spiegano fonti del M5S regionale, assicura: ”Verrete ricandidati con liste uguali”. Il divieto sarebbe derogato. “Diremo che sono passati solo sette mesi dal voto, non è un mandato completo, Beppe è d’accordo”.
Di Maio sa che da questo dipende la sua storia politica, perché difficilmente potrebbe avere un’altra occasione in caso di fallimento del governo. Dall’altra parte la regola dei due mandati e a casa, formalizzata da Gianroberto Casaleggio, è uno dei pilastri su cui si fonda anche l’attivismo M5S, visto che le ambizioni di tutti gli attivisti sono garantite dalla turnazione degli eletti. Se questa saltasse, qualcuno dovrebbe cominciare a farsi due conti.

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