Sea Watch, Salvini, Conte, Di Maio e Toninelli indagati per sequestro di persona
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Sea Watch, Salvini, Conte, Di Maio e Toninelli indagati per sequestro di persona

Il premier e i ministri chiamati in causa per la nave lasciata per giorni senza poter attraccare a Siracusa

Toninelli, Salvini, Conte, Di Maio e Bussetti
Toninelli, Salvini, Conte, Di Maio e Bussetti
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15 Aprile 2019 - 10.42


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Il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato nuovamente iscritto nel registro degli indagati per il reato di sequestro di persona.

Indagati anche il premier Giuseppe Conte, il vicepremier Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli.

“Sono stato iscritto a giudizio per un altro reato che avrei commesso dal 24 al 30 gennaio 2019 a Siracusa. Il procuratore Zuccaro mi comunica questa cosa. Ha chiesto l’archiviazione ma anche l’altra volta era andata così. Sono nuovamente indagato ma finché faccio il ministro dell’Interno, i colleghi ministri possono dire quello che vogliono, ma i porti restano e resteranno chiusi. Non cambio idea e non cambio atteggiamento”. Lo ha detto il ministro dell’Interno e vicepremier, Matteo Salvini, in conferenza stampa in prefettura, a Monza.

“Ne approfitto per rispondere a qualche ministro: per me i porti rimarranno chiusi”, ha detto Matteo Salvini a Monza annunciando di essere stato nuovamente indagato. “Rispetto il lavoro del collega di Maio che si occupa di lavoro, ma sui temi di controllo dei confini e di criminalità organizzata sono io a decidere”, ha detto a Monza il ministro dell’Interno Matteo Salvini, rispondendo al ministro del Lavoro secondo il quale la chiusura dei porti è una soluzione “solo temporanea”. “Se il ministro Di Maio e Trenta la pensano in modo diverso lo dicano in Cdm e faremo una franca discussione – ha proseguito – I porti con me rimangono indisponibili chiusi e sigillati ai mercanti di esseri umani”.
Il trattenimento a bordo a fini di propaganda non può restare ancora una volta ingiudicato, perché protetto dalla politica. Lo sbarco di naufraghi non deve essere condizionale alla trattativa tra Stati. Le persone in fuga dalla Libia devono essere soccorse e protette, non strumentalizzate. Di tutto il resto si discute a terra, non in mare”. Così Giorgia Linardi, portavoce della Sea Watch, a seguito dell’indagine contro alti rappresentanti del governo per sequestro di persona sulla Sea Watch 3. “Samo pronti a testimoniare che cosa sia stato dover spiegare alle persone a bordo che un Paese in pace non le vuole, guardarle rifiutare il cibo e lasciarsi andare, sotto la responsabilità del Capitano, che aveva invocato la necessità di entrare in porto”, sottolinea Linardi in una nota.
Secondo Linardi “quello della magistratura è un atto dovuto e di responsabilità per la difesa dello stato di diritto. Troppo spesso stiamo assistendo a episodi di abuso di potere, perpetrati prolungando la sofferenza di soggetti in uno stato di estrema vulnerabilità”.
“In quei giorni – aggiunge – era chiaro che le istituzioni locali non potessero esercitare serenamente la loro autorità per via di pressioni superiori, come testimoniato peraltro dalla giunta siracusana. Sea Watch ha collaborato proattivamente con la Magistratura di Siracusa e Catania per fornire tutti gli elementi necessari a una valutazione oggettiva dei fatti. Dalle indagini è emerso che avevamo agito secondo il diritto. Ci solleva osservare che la Magistratura si stia ora rivolgendo ai rappresentanti delle istituzioni che in quei giorni hanno calpestato i diritti umani e obblighi di legge, non concedendo l’approdo in porto senza addurre motivazioni giuridiche, negando lo sbarco immediato, almeno, dei minori non accompagnati, intrappolando per giorni a un miglio dalla costa 47 sopravvissuti e con loro l’equipaggio della nave”.

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