Siri, la farsa continua: Di Maio annuncia che "non molla finché non si dimetterà"
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Siri, la farsa continua: Di Maio annuncia che "non molla finché non si dimetterà"

Nel frattempo Salvini da Salerno fa spallucce: "possono aprire tutte le inchieste che vogliono, Siri rimane dov'è"

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6 Maggio 2019 - 19.22


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Ormai per Luigi Di Maio il caso Siri è una questione di orgoglio: fare un passo indietro significherebbe perdere questo scontro a distanza con Matteo Salvini, scontro che si fa sempre più accesogiorno dopo giorno: “finché Siri non se ne andrà sulla corruzione non posso arretrare. È un tema importante, ma non dirimente per la tenuta del governo. Poi ci chiuderemo in una stanza e ricominceremo e tornerà il sorriso” ha detto Di Maio intervistato a ‘Povera Patria’. 
Nel frattempo, il Premier Conte si è prefisso come missione quella di trovare una soluzione alla più profonda crisi di governo per ora intercorsa tra Lega e M5s. Infatti, mentre i cinque stelle ormai delle dimissioni di Siri ne hanno fatto un punto d’onore, la Lega non demorde e non cede terreno. E tra nessuno degli alleati sembra emergere la volontà politica di un compromesso. 
“Noi – ha sottolineato Di Maio – abbiamo 9 ministri, se si dovesse arrivare lì si voterebbe ma non credo si dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri. È inutile arrivare in Cdm per rimuovere un sottosegretario leghista accusato per corruzione e su cui oggi nasce una nuova indagine, con un mutuo molto strano. C’è un’ombra che va su tutto il governo. Se si dimetteva questo casino per una poltrona lo risolvevamo, siccome la Lega vuole lasciarlo lì il presidente del Consiglio vuole promuovere un decreto per la rimozione. È una battaglia di civiltà, su questo il M5s non arretrerà mai, se vogliono votare votassero”.
Un pressing crescente che non sembra però smuovere la Lega. Anzi, Salvini liquida la questione con tono sprezzante. In un comizio a Salerno, a proposito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Milano sull’acquisto di una palazzina da parte di Siri, Salvini se l’è cavata con una battuta: “Possono aprire tutte le inchieste che vogliono, io sono assolutamente tranquillo. Se a Siri viene contestato di avere un mutuo, è un reato che stanno compiendo alcuni milioni di italiani che pagano la rata del mutuo”.
E se il ministro leghista all’Agricoltura Gian Marco Centinaio minaccia una querela nei confronti del M5s se non arrivevanno le scuse a proposito di ‘fonti M5s’ che avevano adombrato pressioni che il ministro avrebbe fatto, assieme proprio a Siri, per trovare spazio al biometano nel contratto di governo, il viceministro Edoardo Rixi parla apertamente di possibile crisi. “Questo governo ha grandi potenzialità per cambiare il Paese ma deve avere una visione lucida e dinamica per i prossimi anni di legislatura. Ma di fronte a certe decisioni, atteggiamenti e dichiarazioni mi sembra che i nostri alleati abbiano una visione appannata – ha detto il potente esponente leghista -. Intanto la vicenda Siri dimostra la scarsa volontà di dialogo dei 5 Stelle: il metodo adottato è sbagliato. Per noi comunque il punto dirimente è se le cose si fanno o no. L`autonomia regionale si fa o no? Il ministro Lezzi sostiene in un`intervista che è tutta da rivedere e se ne parla dopo le Europee. Ecco, senza l`autonomia il governo non va più avanti”.
In questa situazione esplosiva, il premier Giuseppe Conte ha meno di due giorni per trovare una soluzione. “Mercoledì mattina sarà convocato il consiglio dei ministri. Non andremo alla conta – assicura il presidente del Consiglio -. Anche questo problema troverà soluzione. State tranquilli. Mercoledì mattina si comporrà tutto. Non succederà nulla di così clamoroso”. Ma la soluzione, oggi, appare ancora molto lontana.

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