Salvini: l'anti-italiano che si è travestito da nazionalista
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Salvini: l'anti-italiano che si è travestito da nazionalista

Sono passati solo sei anni da quando Salvini scriveva che il 2 giugno non c'è nulla da festeggiare. L'Italia è un popolo di smemorati accattoni politici.

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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

2 Giugno 2019 - 09.24


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Vale sempre la pena ricordarlo.

Vale la pena ricordare a tutti coloro che fanno finta di dimenticarlo che Salvini non è a difesa degli italiani. Che al leghista, dell’Italia, frega solo nella misura in cui può mantenersi saldo alla guida di questa bagnarola sgangherata che chiamiamo Paese. Un Capitano che ha bisogno dei suoi mozzi. Niente di più.

Sono passati solo sei anni da tweet come quello del 2 giugno 2013, dove Salvini scriveva che oggi, Festa della Repubblica, non c’è nulla da festeggiare. E quindi, bisogna fare una domanda ai vari fan di Capitan Nutella in giro per l’Italia: pensate davvero che sei anni siano sufficienti per cambiare così radicalmente visione politica? Per passare da ‘Padania is not Italy’ a ‘Prima gli italiani’? Da ‘terroni di merda’ alla Lega vincitrice nei comuni del Sud Italia?

Si è detto e si è ripetuto: Salvini è un trasformista politico eccezionale. Riuscire, nel giro di sei anni a trasformare radicalmente la sua immagine, strappando la Lega a quella roccaforte del Nord e consegnandola nelle mani di italiani nella spasmodica attesa di un leader, dell’uomo forte, del ‘ministro e del papà’. Salvini è andato a riempire un vuoto, un bisogno che questo paese ha sempre avuto, come le pecore del pastore. E di ‘padri’ ne abbiamo avuti, e osannati, parecchi, ma tutti, prima o poi, li abbiamo abbandonati in attesa di un padre più severo, più forte, ancora più autoritario.

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Ma in questo caso, siamo riusciti a superarci: perché permettere a Salvini di fingersi Padre della Patria quando fino a poco, davvero troppo poco tempo fa era tra quelli che con il tricolore ci si pulivano il culo, denota disperazione, vero e proprio accattonaggio politico. Ci stiamo accontentando di chi fa la voce grossa, di chi promette di spaccare tutto, di ribaltare il sistema. Spesse fette di prosciutto sugli occhi, tappi nelle orecchie per non sentire la gigantesca ipocrisia delle sue parole e la memoria del passato recente cancellata con forza dalle nostre menti. Il tutto per cosa? Un recondito desiderio di sicurezza? Una consolazione alla frustrazione delle nostri vite abbattute dalla crisi? Una soluzione allo smarrimento identitario che non ci fa più riconoscere in nulla?

Salvini è una risposta a tutto questo, ma lo è solo perché – per ora – lui è stato in grado di mascherarsi meglio di tutti, di urlare più forte degli altri. Urla, perché non è in grado di fare altro. Come urlava ‘terroni di merda’ fino a soli sei anni fa. Vale sempre la pena ricordare chi ci siamo scelti per la guida del paese.

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