Cade il veto sul Conte-bis: M5s e Pd vicinissimi all'accordo di governo
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Cade il veto sul Conte-bis: M5s e Pd vicinissimi all'accordo di governo

I democratici dicono sì al premier uscente. Incontro a palazzo Chigi tra Di Maio e Zingaretti decisivo per sciogliere le riserve

Zingaretti
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26 Agosto 2019 - 07.12


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Forse siamo ad un punto cruciale: sembra in dirittura d’arrivo l’accordo fra Movimento 5 stelle e Partito democratico per la formazione di una nuova maggioranza di governo. E’ quanto si apprende da autorevoli fonti parlamentari: la breve durata dell’incontro fra il leader stellato Luigi Di Maio e il segretario democratico Nicola Zingaretti sarebbe dovuta al fatto che quest’ultimo deve aggiornare il suo gruppo dirigente al Nazareno sul colloquio. L’incontro potrebbe quindi avere una seconda fase nella stessa giornata di oggi.
Secondo le stesse fonti è caduta la pregiudiziale della “discontinuità” che finora aveva spinto il Pd a rifiutare l’ipotesi di una riproposizione di Giuseppe Conte come presidente del Consiglio del nuovo esecutivo.

La proposta di M5s

A quanto apprende l’agenzia Dire da fonti Pd, nella proposta di accordo sul governo ‘giallorosso’ avanzata dal M5s, ora al vaglio dei vertici dem riuniti al Nazareno, il segretario Nicola Zingaretti ricoprirebbe il ruolo di vicepremier insieme al capo politico del Movimento, Luigi Di Maio.

I dubbi della giornata
«Comincio a pensare che questo governo Di Maio non lo voglia più fare. Ma se ci fosse l’accoglimento delle proposte emerse dalla Direzione del Pd, l’approvazione della nostra road map sulle riforme più l’elenco dei ministeri che vi hanno detto, a queste condizioni il mio veto su Conte presidente del Consiglio non ci sarebbe più».
Le condizioni che arrivano sul tavolo di Zingaretti sono talmente significative che hanno bisogno di una verifica. Al Pd andrebbero i due ministeri economici (Economia e Sviluppo economico, a cui il segretario sogna di mandare i fedelissimi Antonio Misiani e Paola de Micheli), la Giustizia (Andrea Orlando), oltre alle Politiche giovanili (il presidente dell’Agesci Francesco Scoppola). Più la garanzia che il Viminale rimarrà fuori dall’orbita dei Cinque Stelle: Franco Gabrielli oppure, in subordine, il renziano Emanuele Fiano. In cambio il segretario del Pd è pronto a non mettere veti sulla riconferma di Elisabetta Trenta (Difesa), Sergio Costa (Ambiente), forse addirittura Giulia Grillo (Salute) e anche Di Maio. «Ma a patto che non abbia un ministero di prima fascia. Altrimenti torniamo alla copia carbone del governo precedente», dicono i suoi.
Luigi Di Maio invoca Giuseppe Conte premier: “E’ l’unico nome in campo”. Nicola Zingaretti ribadisce il no e risponde che il Pd non è disposto ad andare al governo con il M5s per tappare i posti lasciati vuoti dalla Lega: “L’Italia non capirebbe un rimpastone del governo caduto”. I partiti hanno ancora un giorno per dare un’indicazione al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma, come ammette il segretario Pd dopo aver sentito al telefono il capo M5s, “una soluzione ancora non c’è”. Non è ancora ufficialmente spento neanche il “forno” M5s con la Lega. Tanto che circolano rumours su un possibile incontro tra i vertici dei due partiti. L’ipotesi di ritorno al voto esiste. Ma è forte il pressing di Dem e pentastellati sui loro leader per l’intesa: se i M5s non cederanno a un nome terzo, l’idea di un “Conte 2” (magari senza Di Maio) ha molti sponsor tra i Dem. Dal Quirinale non trapela nulla di più di quanto detto dal capo dello Stato al termine delle consultazioni. Nulla è cambiato: non si fanno sconti né dilazioni. Lunedì sera si attende di sapere dalle forze politiche qual è il risultato del loro confronto: su queste indicazioni verrà disegnato il calendario delle consultazioni. Che potrà quindi essere più o meno rapido. Mattarella attende ancora di sapere se c’è una maggioranza in Parlamento in grado di formare un nuovo governo.

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Il M5s stringerà un nuovo patto con il Pd o farà un – ad ora del tutto inatteso – ritorno alla Lega? Questa la prima risposta da dare. Chiusa ogni altra possibilità, il presidente della Repubblica traccerà la via verso il voto a novembre.E’ muro contro muro tra Pd e M5S su Conte. La discontinuità deve essere garantita anche da un cambio di persone. Lo ha detto il segretario del Pd Nicola Zingaretti in una conferenza stampa nella sede del partito. “Noi pensiamo e continuo a pensare che in un governo di svolta la discontinuità debba essere garantita anche da un cambio di persone. L’Italia non capirebbe un rimpastone del governo che è caduto”. Immediata la replica del Movimento. “La soluzione è Conte, il taglio dei parlamentari e la convergenza sugli altri 9 punti posti dal vicepremier Luigi Di Maio. Non si può aspettare altro tempo su delle cose semplicemente di buon senso. E’ assurdo. L’Italia non può aspettare il Pd. Il Paese ha bisogno di correre, non possiamo restare fermi per i dubbi o le strategie di qualcuno”. 

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