Un anno fa faceva il tifo per un’alleanza tra M5S e Pd, ma oggi “questo governo non nasce dopo un serio lavoro preparatorio” analizza il professore in un’intervista a La Stampa.
“Occorre conquistare gli italiani altrimenti Salvini e tutto il centrodestra avranno davanti una prateria. La loro propaganda sarà martellante. E c’è alle porte la sfida più importante: le Regionali in Toscana e in Emilia-Romagna. Se Salvini vincesse in Emilia-Romagna, il giorno dopo il Pd si scioglierebbe come neve al sole”.
“Occorre lavorare a fondo, con iniziative di base, per arrivare qui dove siamo arrivati” prosegue Cacciari, il quale ritiene che “ora la cosa peggiore sarebbe mostrare agli italiani che si tratta di un’operazione di pura sopravvivenza del ceto politico, sia di qua che di là”. Quindi auspica che “nel governo entrino personalità di livello indiscutibile e che dia un segno di vita da subito. Penso al cuneo fiscale, al lavoro o alla scuola”. Per poi aggiungere: “E’ indispensabile che i redditi da lavoro siano tassati un po’ meno; la gente deve trovare più soldi in busta paga”.
Quanto al Pd, il filosofo si limita ad osservare che Zingaretti “era pure contrario a questo governo, ma poverino non ha potuto farci niente”, perché tra le tante cose “c’è anche questa: il Pd ha un segretario, ma il segretario non ha il Pd” chiosa polemico. Mentre sul Movimento 5 Stelle, il professore di Estetica all’Università San Raffaele di Milano riflette su un punto: “Agli inizi aveva una matrice molto sensibile, perfino troppo, ai temi umanitari ed ecologisti ed era alieno da miti sovranisti. Ma l’alleanza con la Lega lo stava snaturando. Certo, al suo interno aveva anche un versante di destra, e d’altra parte i movimenti populisti sono questo, dei prendi-tutto”.
Ma Cacciari avverte: “Attenzione, però, il populismo è un sintomo e non la malattia. La vera malattia è la crisi della democrazia rappresentativa”, una malattia ormai palese in tutto il mondo, alla quale “i liberaldemocratici e i socialdemocratici devono opporre intelligenza, idee, riforme”. In una parola, fantasia. Cacciari è pessimista, ma non sbatte la porta in faccia a questo governo, anche se non può esimersi dal rilevare che “qualche mese fa avevo avvertito che il M5S stava subendo il virus salviniano sul tema dei diritti umani. E ora i Cinque Stelle non hanno una sola parola di autocritica? E per il Pd, ingoiati Conte e Di Maio, la discontinuità è tutta qui?”.
Secondo il filosofo veneziano non è sufficiente accontentarsi “di mandare Salvini all’opposizione” e, poi, “quale opposizione se i leghisti governano tutte le Regioni del Nord, dove c’è il 70 per cento della produzione nazionale…?” Insomma, il Pd e la politica nazionale “deve ripartire dalla gente del Nord”.
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