“Magari ho peccato di buona fede, sono un essere umano; visto che ho detto: non c’è una maggioranza, Conte aveva sempre detto che si sarebbe andati al voto, diamo la parola al popolo”.
Nel cospargersi il capo di cenere Salvini rigira la frittata. Adesso, nella sua versione, la sua unica colpa è aver avuto troppa fiducia nel premier Conte, il ‘traditore’ nella narrazione leghista. Poco importa che la crisi di governo l’abbia aperta lui, poco importa che l’Italia è una repubblica parlamentare dove esistono delle regole che non possono e non devono essere stravolte solo perché Salvini si sente onnipotente. Ma questo il popolo leghista non lo sa: non sa che, in caso di uno scenario come quello aperto da Salvini, la parola va a Mattarella che deve, secondo la Costituzione, indagare se esiste una maggioranza alternativa a quella corrente. Come è successo. Perché le elezioni, che Salvini e la Meloni fanno tanto facili, hanno un costo, che sono gli italiani a pagare. E rimanere impantanati in una campagna elettorale, senza un governo che muovesse il paese, era una scelta irresponsabile e suicida, dettata da una mente in pieno delirio di protagonismo.
Ma questo i leghisti non lo sanno. I leghisti credono a qualsiasi parola esca dalla bocca del Capitano. E non c’è modo di convincerli: questo governo è fatto da ‘poltrone portate a casa con l’inganno’, come ha detto Salvini durante le registrazioni di Porta a Porta.
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