Il dirigente di Fratelli d'Italia: "Dobbiamo essere liberi di poterci definire fascisti"
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Il dirigente di Fratelli d'Italia: "Dobbiamo essere liberi di poterci definire fascisti"

Checco Lattuada, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia a Busto Arsizio sulla commissione Segre: "C’è il tentativo di una certa fazione di mettere a tacere, anche a suon di leggi, le opinioni diverse"

Checco Lattuada, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia a Busto Arsizio
Checco Lattuada, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia a Busto Arsizio
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23 Novembre 2019 - 16.17


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Negano di essere fascisti e poi celebrano la Marcia su Roma e difendono le sceneggiate di Predappio.
Ora quelli di Fratelli d’Italia fanno un passo avanti e vogliono tornare a dire che sono fascisti e che questa parola non deve far paura.
La storia è stata raccontata da Malpensa24 che ha illustrato ciò che è accaduto a Busto Arsizio dove i post fascisti hanno voluto organizzare un dibattito contro i resti d’opinione.
“La mia area politica si trova spesso ad avere a che fare con il reato d’opinione, che è una cosa del tutto opinabile – ha spiegato a Malpensa24 Checco Lattuada, coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia a Busto Arsizio – anzi, sembra che gradualmente sempre di più ogni cosa che non sia allineata con il pensiero unico e con la mentalità dominante sia passibile di sanzione, addirittura penale. Per noi è un assurdo, nel terzo millennio. La regolamentazione della libertà di parola è fumosa, discrezionale e contraddittoria. Penso ai casi che mi hanno toccato personalmente, ma anche a quelli sulle commemorazioni di Sergio Ramelli o dei caduti della Repubblica di Salò, in cui vengono fuori bufere mediatiche che poi però sfociano spesso in assoluzioni o condanne ridicole”.


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Ha aggiunto l’esponente del partito della Meloni: “Ma è un’idea che ci frullava in testa da un po’ di tempo, prima dell’istituzione della commissione Segre  però dimostra tutta l’attualità di questa problematica: c’è il tentativo di una certa fazione, del cui modo di pensare anche la capitana Rackete è un epigono, di mettere a tacere, anche a suon di leggi, le opinioni diverse. Ma si deve essere liberi di poter dire ‘sono fascista’ e di esprimere un giudizio su un periodo storico, se questo non trascende in azioni violente e in organizzazioni: questa è libertà, che in questo momento storico non è sancita”.
Fratoianni: Si chiamassero fascisti d’Italia e non fratelli d’Italia
“Da tempo sostengo che Fratelli d’Italia dovrebbe cambiare nome in Fascisti d’Italia, date le posizioni nostalgiche, apertamente razziste e fasciste di molti suoi esponenti. E quando leggo che i dirigenti di quel partito a Busto Arsizio affermano ufficialmente che ‘si deve essere liberi di dire ‘sono fascista’, la mia convinzione trova conferma.”
Lo afferma Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana-Leu.
“Con tanti saluti alla Costituzione – conclude il parlamentare di Leu – e ai valori della Resistenza che sono alla base della nostra Repubblica “

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