Calderoli, quello che provocò la rivolta con morti e feriti a Bengasi, osa parlare di Libia
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Calderoli, quello che provocò la rivolta con morti e feriti a Bengasi, osa parlare di Libia

Una maglietta offensiva di Calderoli fu la causa di una dura repressione della polizia a Bengasi, dove morirono 11 persone. Oggi lui fa l'esperto di Libia

Calderoli nel 2006
Calderoli nel 2006
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8 Gennaio 2020 - 20.24


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Vi ricordate il 2006? Berlusconi era al governo e Roberto Calderoli era ministro delle riforme istituzionali. All’epoca Gheddafi era vivo e nostro alleato ma nonostante questo Calderoli mostrò in televisione delle vignette che raffiguravano delle caricature di Maometto. L’evento suscitò dure reazioni dato che la religione islamica proibisce le raffigurazioni della figura umana in genere, tanto più quella del profeta Maometto, in particolare se in un contesto considerato irrispettoso perché può portare a ridere di lui, come è il caso di una vignetta satirica: il 17 febbraio ci fu una violenta protesta davanti al Consolato italiano di Bengasi, in Libia, e la polizia libica sparò sulla folla, uccidendo 11 manifestanti.
Capiamo bene che il fatto che Calderoli sia vicepresidente del Senato nel 2020 è uno scandalo che poteva avvenire solo in Italia. Ma è ancora più scandaloso il fatto che oggi Calderoli si permetta ancora di parlare della Libia: “Ieri purtroppo sono stato buon profeta quando ho affermato, commentando l’immobilismo dell’Italia nello scenario internazionale, che la diplomazia funziona solo se si è concreti e credibili e che l’Italia non può esserlo con questo Governo non considerato dai nostri storici partner occidentali” ha detto. 
“Oggi purtroppo il premier Conte mi ha dato ragione nel più disastroso dei modi, con il pasticcio da dilettante allo sbaraglio di convocare prima Haftar, che non rappresenta la Libia, e poi solo in seguito il legittimo premier Serraj a Palazzo Chigi”.
“Adesso dopo che Serraj ha deciso di non presentarsi con che faccia pensiamo di andare ai tavoli sulla Libia, ammesso che qualcuno ancora pensi di invitarci?”, conclude.

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