È il 2017: Matteo Rancan, fedelissimo di Matteo Salvini, sta parlando al telefono con Roberto Pasquali, che nella Lega è una specie di supereroe, dato che nel comune di cui è sindaco, Bobbio (quest’anno borgo più bello d’Italia), ha portato la Lega dal 10 al 44%. Ma questa non è una chiamata amichevole: Carlan sta avvertendo Pasquali che “se voti il piano sanitario di Bonaccini, Salvini ti espelle”. Lapidaria la risposta di Pasquali: “Digli di non scomodarsi, me ne vado da solo”.
Ora è il 2020: lo scorso anno, il 27 maggio, Pasquali è stato riconfermato sindaco di Bobbio con un plebiscito, l’87% delle preferenze. Ed è il capolista della lista personale di Stefano Bonaccini. “Mi chiamano traditore, ma sono soltanto un sindaco che vorrebbe sopra di sé un presidente capace. La politica si fa a Roma, qui di parla di amministrazione”.
C’è una storia parallela di cambi di casacca: quella di Stefano Sermenghi, ex sindaco di Castenaso, un renziano della prima ora. Ma Sermenghi non è passato a Italia Viva, ma nemmeno con la Lega. Il suo salto è stato talmente lungo da farlo approdare tra le fila di Fratelli d’Italia: “E allora? Capisco che nel mio caso il fossato da saltare sia molto ampio, ma non mi vergogno mica, tanto gli schemi ideologici sono saltati. Sto dando una mano, non ci serve un buon amministratore di condiminio come Bonaccini”.
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